Basket Avellino, a Brindisi il De Profundis dell’ex beneamata

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Con la sconfitta rimediata ieri a Brindisi, la Sidigas Avellino ha eguagliato il numero di risultati negativi della scorsa stagione (18). E all’appello mancano ancora due gare prima della fine del campionato. Come a dire: al peggio non c’è (o ci sarebbe) mai fine.

Doveva essere questa la stagione del riscatto, della programmazione in anticipo, della regolarità, dei debiti morali verso la città da ripagare con gli interessi.

La realtà – e i fatti lo dimostrano – è che da qualche tempo a questa parte stiamo assistendo al ‘de profundis’ biancoverde.

Il prossimo sarà il 16esimo anno consecutivo in massima serie per la Scandone Avellino, un record per una ‘provinciale’ che solo qualche anno fa si destreggiava tra le grandi d’Europa (massimo risultato mai conseguito da un team sportivo professionistico irpino).
A conti fatti è – però – poco, troppo poco.

Una Scandone senza dignità perde dunque anche a Brindisi. Avellino è stata in campo per metà gara, salvo poi sciogliersi come neve al sole quando i padroni di casa hanno leggermente accelerato il ritmo gara.

Una partita dai due volti quella vista in terra brindisina. Primo tempo sufficiente ed un secondo tempo inguardabile, con una difesa in continuo affanno che è riuscita nell’impresa di subire la miglior prestazione di uno Zerini al suo season high di punti e stoppate.

Più che una squadra, quella scesa in campo a Brindisi è sembrata un’armata Brancaleone consapevole del suo destino.

Fabrizio Frates
Fabrizio Frates

Capitolo a parte meriterebbe Fabrizio Frates, il cui effetto benefico è svanito dopo una giornata. Ma a ben vedere, neanche Bosha Tanjevic avrebbe potuto fare di meglio quest’anno sulla panchina della ‘beneamata’. O sarebbe meglio parlare di ‘ex’ beneamata, visto l’ormai distacco che c’è tra il pubblico dei tifosi (sempre meno presente nelle gare in casa) e la squadra.

La classifica è drammatica, Avellino è fuori dalla zona rossa per un soffio. Negli ultimi due anni i tifosi avellinesi hanno assistito a via vai di allenatori, cestisti, ma nulla è cambiato.

Nell’attesa che finisca il campionato, resta una società silente – non si sa bene per quale strano motivo – e una classifica lacrimevole che condanna ancora una volta la Scandone fuori dai playoff e, per quello visto in campo anche ieri in Puglia, Avellino non avrebbe meritato di più.

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