Basket, Armani Milano-Sidigas Avellino: a che punto è il gap?

0
282

Ancora qui, ancora tu! Viene quasi da parafrasare Elisa e Morricone, con l’avverbio e il sostantivo che, più che accompagnare in chiave di Sol l’incontro tra il cacciatore di taglie Django e l’amata Broomhilda, si riferiscono a tutt’altro che dolci – per Avellino – soggetti. Il qui è il Mediolanum Forum di Assago, il tu – ovviamente –  è destinato a quell’entità aliena meglio nota nel campionato nostrano come l’Armani Milano.

Ci eravamo lasciati meno di due settimane fa con la scarpette rosse che alzavano la Supercoppa al termine di una gara dominata contro i biancoverdi. Un copione, in realtà, andato già in scena nel corrente anno solare, quando in finale di Coppa Italia, nonostante uno strepitoso James Nunnally, l’Olimpia spezzò l’incantesimo della Scandone, costretta a cadere, dopo nove vittorie di fila tra Campionato e Final Eight, ad Assago per mano della stessa Armani battuta, per un punto, appena un mese prima in Lega A.

Torniamo però al 25 settembre. I tricolori hanno confezionato la prestazione monstre che tutti si aspettavano, superando facilmente gli irpini, ancora in assestamento dopo i cambiamenti della preseason. Alla Sidigas, immolata sull’altare dei biancorossi, non è restato che l’onore delle armi e quella denominazione, utilizzata neanche 24 ore dopo da tutti i media, di Anti-Milano che l’ha collocata mezzo gradino sopra tutte le altre.

Un leggero cambiamento che accresce in consapevolezza il potenziale del roster di Sacripanti. Il tecnico canturino lo aveva ammesso già al termine della gara di Supercoppa: “Mettiamo a frutto l’esperienza per il futuro, dobbiamo pensare a lavorare per ridurre il gap attuale”.

Oggi a che punto è quel gap? Certo due settimane sono troppo poche per eventuali aggiustamenti, sia fisici che tattici, e vedere l’Armani vincente contro un’ottima Orlandina al debutto in Campionato non aiuta certo. L’EA7 più forte anche delle assenze: in Sicilia sono mancati Gentile, Kalnietis e Raduljica, ma non la vittoria. Segnale di come, nel roster di coach Repeša, chiunque si alzi dallo scranno valga almeno quanto chi esca.

Avellino dal suo canto avrà come asset quel cuore e quella grinta che l’hanno da sempre contraddistinta, più alcuni componenti del roster – Randolph, Zerini, Green e Ragland – già tirati a lucido. Poi c’è coach Pino, il pacchetto esterni (con il professor Leunen) e le ritrovate percentuali dall’arco da urlo.

Le note stonate? Ancora tante, a partire dai difficili adattamenti di gente come Fesenko, Obasohan e Thomas. C’è ancora un po’ di confusione nelle rotazioni, specialmente del settore lunghi, complicanze anche normali all’inizio della stagione. Proprio per colmare le lacune i lupi stanno lavorando sul parquet, rigorosamente in mattinata, per meglio prepararsi al mezzogiorno di fuoco che li attende domenica. L’ultima parola ai revolv…ehm, alla palla a spicchi.

@renatospiniello