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Bandi introvabili e progetti vaghi, l’Odissea irpina del Servizio Civile Nazionale

Bandi mal pubblicizzati e dai contenuti vaghi, spesso confusionari. Una vera impresa districarsi tra la moltitudine di progetti rientranti nell’ambito del Servizio Civile Nazionale, anche per un giovane dotato di tutti gli strumenti intellettivi e tecnologici necessari per accedere alle dovute informazioni.

A mancare, infatti, è soprattutto l’adeguata promozione dei progetti da parte delle associazioni che, nell’era dell’informazione liquida e dei social network – principali luoghi di scambio di notizie tra i più giovani – non dovrebbe esaurirsi con l’esclusiva pubblicazione di un link su un poco accessibile sito internet.

Anche quest’anno, infatti, diverse sono le associazioni irpine che hanno in qualche modo peccato sul piano della comunicazione, con bandi che risultano reperibili solo attraverso ricerche mirate, non proprio alla portata di tutti.

Tanti potrebbero essere i giovani non raggiunti da una corretta informazione territoriale, dunque, rispetto alla possibilità di impiegare le loro capacità in un percorso di crescita personale e collettiva che magari, a loro insaputa, si svilupperà proprio a pochi passi da casa loro.

A suscitare perplessità anche la qualità di alcuni progetti proposti, che si presentano come un mal riuscito collage di intenti. Un lungo elenco di mansioni che non delineano capacità ed attitudini specifiche, che possano aiutare un giovane a comprendere se davvero sia tagliato a svolgere una determinata attività che, qualora assolta correttamente, andrebbe a tutto vantaggio della collettività e dell’organo promotore.

A peggiorare il tutto, pagine di grafici e statistiche dalla discutibile utilità che rubano spazio – o forse sostituiscono addirittura – le informazioni realmente necessarie.
Che sia colpa della poca dimistichezza di certi redattori con la comunicazione, oppure di altro, non è dato sapere, ma quel che accade certamente è che un utente sia spinto a scoraggiarsi ancor prima di consegnare la propria candidatura.

E ad infastidire è anche il consueto “scaricabarile” tra i promotori, proprio rispetto alla presentazione delle domande.
Se un utente provasse a chiedere informazioni ad un’associazione su un progetto promosso in un Comune diverso da quello di residenza, è infatti molto probabile che, in maniera lecitamente affettuosa, gli verrà consigliato di consultare prima i bandi promossi dal proprio Comune.

Una forma di premura non richiesta, che denota un’inconsueta preoccupazione degli addetti ai lavori per le sorti e la comodità dei potenziali volontari.

Sono diverse, dunque, le perplessità che un giovane è costretto a registrare nell’intraprendere – e nello scegliere – il proprio percorso di impegno sociale.

Nulla di illecito, sia chiaro, ma nell’epoca del precariato e dell’associazionismo come valore socio-culturale, volto al sano sviluppo delle singole comunità, restano aspetti che lasciano un po’ l’amaro in bocca.

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