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Banda degli assegni clonati sgominata nel nolano: indagini partite da Avellino

AVELLINO- La banda degli assegni clonati sgominata da un blitz della Polizia nel nolano, (quello avvenuto ieri con la notifica di otto misure cautelari firmate dal Gip del Tribunale di Nola Martino Aurigemma), è stata scoperta grazie alle attività di intercettazione telefoniche avviata dalla Procura della città dei Gigli ed eseguite dalla Questura di Napoli in collaborazione con il Compartimento della Polizia Postale ma anche dalla prima attività compiuta dagli agenti dell’Upg di Avellino (Ufficio prevenzione generale o anche Volanti).

Gli agenti di Avellino, all’epoca dei fatti guidati dal vicequestore Elio Iannuzzi, il 12 aprile del 2018 avevano bloccato uno dei sodali del gruppo mentre tentava di dileguarsi dall’ufficio postale di Via De Sanctis nel capoluogo irpino e lo avevano denunciato per la tentata truffa da centomila euro ai danni delle Poste e della persona a cui si era sostituito.

Da quella prima attività, dopo che gli atti erano stati trasmessi a Nola per competenza (la base dell’organizzazione si trovava a Cimjtile) è nata l’inchiesta che ha portato alle otto misure e a 23 indagati per reati a vario titolo contestati che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla truffa al riciclaggio, sostituzione di persona e fabbricazione di documenti di identificazione falsi.

La banda agiva in tutta Italia, casi accertati anche in Sicilia e a Milano. Quattro indagati sono stati sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari, due alla misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, uno alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Per un direttore di banca, invece, è stata disposta, per la durata di un anno, la misura del divieto di svolgere attività professionali nel settore bancario e dell’intermediazione immobiliare e di ricoprire uffici direttivi. Eseguiti sequestri preventivi di somme di danaro e di beni per l’ammontare di 750 mila euro.

IL CASO AD AVELLINO
Sono da poco passate le 13 del 12 aprile 2018 quando gli agenti delle Volanti di Avellino bloccano un quarantenne di Nola che stava tentando, con la complicità di due altri soggetti (tutti identificati e denunciati), di porre all’incasso due assegni di 50 mila euro, intestati ad una persona che era diversa dal quarantenne, che però aveva con sé sia documenti di identità che una carta postale ed un libretto intestati al vero avente diritto.

Il direttore della filiale, insospettito dalle circostanze aveva avvisato il 113. Da li era stato scoperto come dietro all’uomo di Nola c’era un vero e proprio sistema che grazie ad assegni rubati, poi clonati e messi all’incasso, aveva guadagnato migliaia di euro.

Il denunciato, che ovviamente è indagato nel procedimento della Procura di Nola per la vicenda scoperta e altre annesse, era quello che si definisce nel provvedimento del Gip Aurigemma un “cambiatore”, ovvero un soggetto reclutato (nel caso specifico anche grazie alle sue difficoltà economiche) dal gruppo, guidato da una donna di Cimitile, a cui venivano intestati sia documenti falsi che carte e libretti postali.

Con la complicità di soggetti che allo stato non sono stati identificati, la banda si impossessava di assegni spediti alle persone, in un caso anche un soggetto deceduto e prima che potessero mettere in riscossione la somma, clonavano l’assegno rubato e grazie a documenti falsi dei “cambiatori” cercavano di metterlo all’incasso. Non sempre gli riusciva, come nel caso di Avellino. Un sistema che è stato disarticolato dal blitz di ieri.

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