AVELLINO- Il Comune di Avellino ad un passo dal perseguire gli obiettivi di risanamento dell’ente avviato nel 2019 dai commissari prefettizi con la dichiarazione di predissesto finanziario dell’ente? A quanto pare nelle prossime ore arrivera’ anche una risposta a questo interrogativo. Perche’ domani mattina e’ atteso un appuntamento decisivo per il giudizio finale sull’approvazione, omologazione del Piano di Riequilibrio finanziario del Comune di Avellino da parte della Corte dei Conti la Sezione Regionale di Controllo per la Campania , che ha già da tempo attivato la vigilanza periodica sull’esecuzione dello stesso, come prevede la norma, nella sua piena funzione di “giudice terzo e indipendente, garante degli equilibri di bilancio e della tenuta dei conti pubblici”. Il Piano deve essere omologato dalla Sezione regionale di controllo, sia nella fase di sviluppo e attuazione, in relazione alle misure previste dall’art. 243-bis, comma 7, TUEL. A quanto pare sarà questo l’oggetto dell’audizione che si svolgerà presso la sede della Sezione di Controllo della Corte dei Conti della Campania. All’udienza dovrebbero partecipare sia la parte politica che quella tecnica. Il sindaco Laura Nargi, l’assessore al Bilancio Scaletti, il dirigente dei Servizi Finanziari del Comune di Avellino Gianluigi Marotta. Già nel maggio 2023 il Tavolo tecnico per la verifica delle misure proposte dal Comune di Avellino, presieduto dal Capo dipartimento, Prefetto Claudio Saraglia, aveva valutato favorevolmente il piano del capoluogo, che la norma consente di attivare agli enti locali con un disavanzo pro-capite superiore a 500 euro, risultante dal Rendiconto 2020. Una strategia a cui avevano aderito anche Salerno, Chieti, Potenza, Rieti, Vibo Valentia, Lecce, Catanzaro, Andria, Alessandria, Agrigento, Frosinone, Brindisi e Nuoro. Per Avellino era arrivato il semaforo verde da Roma. Si tratta della sottoscrizione del cosiddetto Patto con il Governo. A quanto pare sarebbe stato già ripianato il 75% del disavanzo accertato nel 2019. E le prospettive dopo il via libera all’omologa sarebbe quella di un periodo meno lungo del previsto per uscire dalla situazione di criticità finanziaria. Ovvero anche entro tre anni in ragione degli effetti di omologa e Patto.