Avellino, un derby senz’anima

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Claudio De Vito – Si fa fatica a trovare tracce di Avellino nel derby perso malamente all’ “Arechi”, se non negli episodi finali delle espulsioni (nove in tutto per il primato di rossi in campionato) che hanno aggravato la debacle. Squadra senza mordente sin dalle prime battute – come spesso accade ormai – nella partita dell’orgoglio biancoverde attesa da una tifoseria intera 147 giorni dopo l’atroce beffa del “Partenio-Lombardi”. E senza una coerenza di trame di gioco contro una Salernitana tutt’altro irresistibile che ha speculato sulle disattenzioni (consuete anche quelle) dell’avversario giunto al derby nettamente impreparato.

Nel day after ci si chiede con ancora più forza come sia possibile un atteggiamento in campo di questo tipo da parte degli uomini di Walter Novellino. E’ evidente il deficit di personalità e di manovra che affligge il gruppo biancoverde. L’Avellino non è mai capace di imporsi a livello caratteriale e di ritmo nei novanta minuti. L’Avellino di rado riesce a creare i presupposti per offendere. L’Avellino non riesce mai a fare la propria partita perché preferisce attendere lo sviluppo della manovra altrui per poi provare a ripartire.

Ma l’Avellino difficilmente riesce a ripartire ed in più pratica un’attesa lacunosa perché il gap di attenzione non manca mai. Per la fragilità dei suoi meccanismi difensivi (44 gol subiti in 29 partite; diciannovesima partita ufficiale con gol al passivo in trasferta), la formazione biancoverde non può permettersi di giocare d’attesa. L’Avellino deve aggredire, altrimenti prima o poi il gol lo prende, ma evidentemente non ha le basi attitudinali per farlo.

E dati di fatto alla mano non ha avuto il giusto apporto dal mercato di gennaio. Bryan Cabezas non si è praticamente mai visto se non in occasione dell’assistenza per Davide Gavazzi contro il Novara. Santiago Morero alterna alti a bassi come Carlo De Risio. Armando Vajushi, al netto dell’acciacco che gli ha impedito di prendere parte al derby, non viene preso in considerazione dall’allenatore. Ed infine Reno Wilmots ha dimostrato di essere ancora acerbo, a maggior ragione se inserito in un contesto di partita agonisticamente accesa come quella di ieri.

E adesso l’ambiente è di nuovo una polveriera. Come accaduto dopo il derby dell’andata, si assisterà ad una nuova frattura per la prestazione dell’ “Arechi” che ha mandato su tutte le furie i tifosi biancoverdi. Con la differenza però che adesso si entra nel vivo della lotta salvezza, che sulla carta non ammette spaccature o frizioni ma soltanto compattezza di tutte le componenti. Missione complicata di questi tempi: l’Avellino dovrà guadagnarsi nuovamente la fiducia dei suoi sostenitori. Contestazione, se non addirittura indifferenza: il che sarebbe ancora più mortificante per i calciatori.