Avellino, l’era Taccone al capolinea: il disastro è servito

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di Claudio De Vito – Stesso destino di nove anni fa, anche se questa volta più di qualcuno ci aveva fatto già la bocca lungo il sentiero che ha condotto l’Avellino dinanzi al giudice amministrativo. Il crollo verticale era preventivabile con tutti il sistema calcio italiano contro, al di là del lavoro dei legali che si sono prodigati per salvare il salvabile.

Walter Taccone, che attraverso un comunicato diramato in mattinata ha contestato il dispositivo del Tar Lazio, avrebbe dovuto fare soltanto una cosa: impugnare nei termini il comunicato n. 49 del 24 maggio. Non avendolo fatto, il provvedimento è risultato insindacabile di fronte alle valutazioni del giudice monocratico che non ha potuto far altro che rigettare l’istanza cautelare. Non il ricorso ordinario che resta in piedi con l’udienza fissata il 13 settembre: se necessario, il presidente di una squadra che non esiste più (si attendono gli svincoli d’ufficio con il comunicato federale) battaglierà fino al Consiglio di Stato.

“L’U.S. Avellino prende atto con grande rammarico e senso di profonda ingiustizia l’esito del giudizio monocratico davanti al presidente del Tar Lazio che ha confermato l’esclusione dal campionato di serie B, ritenendo di aver sostanzialmente ottemperato, in perfetta buona fede, alle prescrizioni federali con la sottoscrizione di ben 3 polizze fideiussorie, tutte valide ed efficaci, riservandosi per il prosieguo ogni ulteriore azione esperibile per tutelare il buon nome della società, dei suoi dipendenti, dei calciatori e di una tradizione sportiva ultracentenaria della città e della provincia di Avellino che non meritano di scomparire dal calcio professionistico per presunti vizi formali”.

E’ quanto si legge in un primo passaggio della nota del club biancoverde. La verità è che Figc, Coni e Tar non sanno che farsene della buona fede e di due fideiussioni (Finworld e Groupama) presentate fuori tempo massimo. Le prescrizioni federali, non ultima quella sul rating autonomo, valgono per tutti i club: l’Avellino ha depositato entro i termini una polizza fideiussoria sprovvista di tale parametro (Onix Asigurari).

“In particolar modo, il presidente dell’U.S. Avellino, prof. Walter Taccone, appresa la decisione del Tar Lazio, resta sconvolto per il suo tenore, avendo con enormi sacrifici economici provveduto ad adempiere a tutte le prescrizioni richieste per il rilascio della licenza nazionale. L’esborso di circa 4 milioni di euro, resosi necessario per ripianare il rapporto P.A., il pagamento degli stipendi, la sottoscrizione di ben tre fideiussioni per euro 800 mila non sono serviti, incredibilmente, allo scopo, ma dimostrano tutto l’impegno e l’amore con cui il socio di riferimento ha operato per il bene dell’U.S. Avellino, della città e della provincia”.

Dettagli che servono a poco. Il dado è tratto e il disastro è servito sulla tavola imbandita di lacrime e amarezza di un’intera tifoseria.

“Vi è, inoltre, grande rammarico per il fatto che gli organi competenti, pur sapendo dal giorno 6 luglio 2018 della problematica relativa alla prima polizza fideiussoria, non hanno ritenuto di allertare l’U.S. Avellino, contestando la insussistenza dei requisiti solo nella tarda serata di giovedì 12 luglio, ponendola così nella condizione di dover stipulare una polizza sostitutiva in sole due mezze giornate. Tali comportamenti risultano incomprensibili e di essi si chiederà ragione in ogni opportuna sede”.

Può calare il sipario sulla gestione di Walter Taccone che “intende dimostrare la propria vicinanza al dolore della città, della provincia e di tutti quanti hanno a cuore l’Avellino, in qualità prima di tifoso e poi di presidente, restando sempre a disposizione del calcio ad Avellino e vicino a chi vorrà rappresentare il nuovo titolo sportivo, proprio come avvenuto nove anni fa”. Un’apertura che stride con la debacle del momento e con la contestazione già feroce prima di essa.

Una promozione in B e una supercoppa di Lega Pro i successi ottenuti dall’imprenditore avellinese in campo medico. Poi le stagioni in B: dall’apice della semifinale playoff di Bologna al crollo con sofferenze sempre più marcate. Non solo le salvezza all’ultima giornata, ma anche i processi sportivi per il calcioscommesse, il caso Catanzaro e il caso Trotta che già due anni fa rischiò di vedere l’Avellino fuori dalla B. Si chiude un’era. Ora è il momento di voltare pagina senza Walter Taccone. Lo richiede il naturale corso degli eventi.