di Andrea Fantucchio – “Mio figlio può morire”. Un padre lancia l’appello per il figlio 47enne, pluri-patologico, recluso nel carcere di Avellino. Per più medici, che lo hanno visitato, il suo stato di salute sarebbe incompatibile con la detenzione carceraria.
Il gip, Fabrizio Ciccone, no ha però accolto il ricorso dell’avvocato Danilo Iacobacci, che chiedeva l’applicazione dei domiciliari. Nel carcere non c’è la macchina CPAP, una mascherina con ventilazione indispensabile per l’apnea notturna della quale soffre il 47enne.
Le visite alle quali è stato sottoposto, hanno riscontrato una insufficienza respiratoria cronica con obesità, ipertensione arteriosa con cardiopatia, diabete mellito tipo ii e depressione ansiosa, oltre che una bronchite cronica ostruttiva.
Il perito del giudice, che pure ha visitato il 47enne, ha reputato le sue condizioni incompatibili col carcere, aggiungendo però che, con la presenza di una macchina Cpap, la situazione potrebbe cambiare. Il gip ha disposto che i familiari la portino subito in carcere. Ma il quadro appare molto più complesso. Nei suoi esposti la difesa ribadisce come “Anche la presenza di una macchina CPAP non sarebbe garanzia dell’assistenza medica di cui il 47enne ha bisogno.
Si tratta, infatti, macchinari complessi, che richiedono manutenzione e soprattutto ambienti sterili, senza dimenticare i punti interrogativi legati all’istallazione della strumentazione, all’alimentazione e alla cura dei filtri”.