Avellino – Le verità Chieffo: “Fuori dalle pastoie burocratiche”

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Iacp – Rescissi i contratti con le vecchie imprese, riappaltati i lavori, consegnati ad oggi circa 400 alloggi a fronte dei mille, riorganizzato il personale. Insomma la macchina amministrativa dell’Istituto delle Case Autonome Popolari, è ripartita avendo come obiettivo – anche se molto ambizioso – un ente azienda. E’ l’aspirazione del presidente dell’Iacp di Avellino Giovanni Maria Chieffo. E’ con lui che abbiamo ripercorso le tappe salienti di un cammino che lo ha visto in prima linea nella risoluzione del problema casa. A lui abbiamo chiesto: In due anni e mezzo, quali le maggiori difficoltà riscontrate? “La riorganizzazione del personale a fronte di un ente che dal ’90 aveva subito una battuta d’arresto”. Si ritiene soddisfatto? “Sì anche se sono dell’idea che si potrebbe fare meglio”. Il suo un ente che attende il ‘rinnovo’ del primo inquilino, cosa si aspetta? “Di ipotizzare un piano di nuove costruzioni perché c’è una richiesta di case enorme a fronte di un disagio delle famiglie monoreddito, delle nuove povertà, del pagamento del fitto, di una grossa richiesta di edilizia agevolata. Di impegnarmi in un piano di manutenzione ordinaria e straordinaria sul patrimonio a disposizione di 12 mila alloggi dislocati nei 119 Comuni”. Dovendo fare un bilancio sull’attività che lo ha visto protagonista, quale il suo maggior cruccio? “Di fronte a richieste giuste, la mancanza di fondi”. Il presidente dell’Ente di via Ferriera non manca di mettere in luce una piccola o grande a seconda dei punti di vista – verità: “Una delle vergogne maggiori nel 2005, quando si parla di Stato Sociale, è avere moltissimi alloggi senza barriere architettoniche”. Quanti fondi servirebbero per adeguarli? “Circa 10 miliardi del vecchio conio”. Quali i maggiori impedimenti nel reperire i finanziamenti? “La modifica dell’articolo V della Costituzione, ossia il passaggio di competenze dallo Stato alle Regioni. Mentre lo Stato aveva un fondo cassa che era determinato dalla Gescal (fondo di solidarietà), con il passaggio alle Regione, al momento non è stato ancora immaginata una forma di solidarietà. Per cui una volta finiti i soldi dello Stato, immagino quali saranno le ristrettezze alle quali si dovrà far fronte. E’ inimmaginabile che nei discorsi del presidente della Repubblica, del Papa, al primo posto ci sia la casa, e una Regione, come la nostra, di centrosinistra, dove c’è un fermento particolare per lo Stato sociale, non si è fatta ancora carico, per il momento, di una legge di finanziamento per la risoluzione di uno dei problemi che angoscia maggiormente i cittadini”. Quale il futuro dell’Iacp? “Lo immagino trasformato in un’azienda e svincolata dalle liturgie e dalle pastoie burocratiche che oggi lo limitato e non poco”. (di Teresa Lombardo)

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