di Claudio De Vito – Non resta che sperare nel calendario all’Avellino che non riesce a riprendere contatto con il vertice. Il k.o. di Sassari, vero e proprio campo tabù, ha raffreddato l’entusiasmo della rimonta alimentato dai tre precedenti successi consecutivi.
Nell’ambiente c’è chi ci crede, chi è più scettico e chi ha quasi gettato la spugna perché più che altro non crede alla bontà del progetto Sidigas e in quello tecnico targato Bucaro, dal quale ci si aspettava il salto di qualità rispetto al suo predecessore Archimede Graziani.
Mancano però dieci giornate e, calendario alla mano, l’impresa pare tutt’altro che irrealizzabile. Ad eccezione di Monterosi e Trastevere, gli avversari dei biancoverdi da qui al 5 maggio saranno di centro o bassa classifica, alcuni dei quali senza più di tanto da chiedere ad un campionato soltanto da archiviare.
E’ chiaro però che l’Avellino non ha mai acquisito quella continuità necessaria per sgomitare nei quartieri alti a ridosso delle posizioni di vertice. Troppo poca roba evidentemente i tre acuti di fila conditi dall’inviolabilità della porta difesa da Aniello Viscovo. Per raggiungere la vetta serve ben altro e soprattutto zero alibi (come la pressione o il campo di Sassari) che fanno perdere di vista l’obiettivo.
Domenica al Partenio-Lombardi arriverà il Monterosi, formazione che dopo il giro di boa ha perso soltanto una volta e che vuole provare a dire la sua addirittura per il primato. L’Avellino lo affronterà senza lo squalificato Tribuzzi e ancora una volta l’infortunato Morero, ma in compenso si rivedrà Sforzini reduce da tre giornate di stop. Bucaro potrebbe tornare al 4-3-3 per ragioni under, ovvero il reinserimento in mediana di Buono.
A meno che Carbonelli non venga recuperato come esterno nel 4-4-2. Da valutare anche le condizioni di Rizzo che, in qualità di ’98, sarebbe l’alternativa (non di ruolo) al coetaneo Tribuzzi. Se pure però l’ex Catania dovesse star bene, difficilmente troverebbe spazio perché chiuso in cabina di regia da Di Paolantonio.
Ci sarà tempo per valutare le mosse anti-Monterosi, ma non troppo spazio per i calcoli: l’imperativo sarà tornare alla vittoria per riprendere la marcia. Steccare ancora significherebbe compromettere una rincorsa già in partenza complicata e proiettare la mente verso l’idea del salto di categoria attraverso la porta di servizio che proprio non va giù alla piazza.