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Avellino – Conferenza Programmatica: il contributo del Prc

“Sarebbe troppo facile far piovere una valanga di accuse a un’amministrazione che davvero poco ha fatto in questi due anni. Ma non è pratica di Rifondazione Comunista limitarsi a sterili polemiche”. Così Andrea D’Alessandro illustra la posizione del Prc sulla conferenza programmatica. “La preparazione è stata assolutamente carente, la significatività dei contributi apportati dai relatori molto limitata, tuttavia la nostra attenzione vuole concentrarsi su quanto comunque venuto fuori da quest’evento. Lo sforzo del sindaco Galasso nel riportare un’analisi della nostra città e definire prospettive di sviluppo nella sua relazione è senza dubbio da valutare positivamente. Negli ultimi decenni un tentativo in tal senso era stato operato soltanto da Antonio Di Nunno, nei primi anni della sua amministrazione. E’ per questo che non condividiamo l’impietosa riflessione del sindaco di oggi che si limita a definire il progetto di “città giardino” statico ed estetico. C’è un dato da cui però non si può prescindere. Oggi, come allora, riscontriamo un significativo deficit di partecipazione. La gente comune non si sente protagonista delle scelte importanti. Da decenni, nella nostra terra, non è in discussione il soggetto “di potere”: i partiti di centro raccolgono a ogni consultazione elettorale risultati eccezionali in virtù dei quali conservano, tutto sommato serenamente, la gestione del governo locale. Quasi sempre tali consensi richiamano però una delega alla rappresentanza di interessi individuali o di micro-gruppo e non di aspirazioni collettive. Basti pensare alla sostanziale assenza della città reale nella conferenza programmatica, purtroppo rimasto un appuntamento per “addetti ai lavori”: è un segno allarmante di sfiducia nella “vera politica”. Giustamente il sindaco ha accennato all’ “esigenza di una ridefinizione delle modalità di governo della cosa pubblica”, in funzione di un nuovo approccio all’istituzione da parte del cittadino, sempre meno passivo fruitore delle decisioni dei politici. Perché questo avvenga riteniamo occorra avere il coraggio di ragionare sugli strumenti di cui si dota la politica, partendo dai partiti stessi: le liste elettorali dovrebbero mettere in campo candidati capaci di portare qualità e non semplici “portatori di voti”, l’istituzione dovrebbe attivare strumenti di partecipazione popolare, come il referendum consultivo per le scelte importanti. In una città con una significativa emergenza-casa, con tassi altissimi di disoccupazione e di emigrazione non si può ragionare di domani senza guardare all’oggi. Se politica e istituzioni non si interrogano seriamente anche su questo c’è il serio rischio che l’ambiziosa e affascinante idea di una “città della conoscenza” espressa dal sindaco si traduca in un’ulteriore frammentazione nella nostra comunità. Il “medio periodo” necessario per l’emergere di un sistema-Avellino sarebbe troppo lungo per una larga parte della comunità, travolta dai bisogni e dalle necessità della quotidianità. I tanti giovani che lasciano Avellino in cerca di un posto di lavoro costituiscono una perdita di quello che lo stesso sindaco definisce la principale risorsa della nostra comunità, quella intellettiva. Finita la conferenza programmatica, quest’amministrazione si imbatterà nella definizione di una nuova giunta: si abbia la capacità di non disperdere subito un seme comunque gettato”.

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