Claudio De Vito – La sconfitta di Bari è di quelle che fa mangiare le mani per come è maturata. Al di là del rigore subito, che resta un episodio decisivo e assai discutibile per utilizzare un eufemismo, l’Avellino si è prima illuso con il suo ariete di scorta Kresic per poi farsi rimontare nel giro di pochi minuti.
Un eurogol di Improta ed un rigore, che appunto non ha convinto nella sua assegnazione, hanno condannato i biancoverdi costretti ancora una volta a rimandare l’appuntamento per sfatare il tabù San Nicola in campionato. Episodi certamente non figli di errori difensivi o scarsa attenzione. L’Avellino si è ritrovato dalla gloria alla polvere in un amen, senza sapere come e senza trovare la forza per reagire in maniera incisiva.
Probabilmente con un pizzico di convinzione in più l’Avellino avrebbe potuto far male nel primo tempo ad un avversario in emergenza scosso soltanto dalla sassata sul legno di Galano poco prima dell’intervallo. Attacco sottotono e vie esterne come vicoli ciechi: alla squadra di Novellino sono mancate le solite credenziali.
Davvero un peccato perché il pazzo equilibrio della Serie B avrebbe proiettato i lupi in vetta solitaria. Una leadership che in assoluto dopo otto giornate avrebbe significato poco, ma che invece relativamente all’equilibrio sempre più serrato di quest’anno avrebbe rappresentato qualcosa in più.
Sì perché dal 2004, anno del ritorno a 22 squadre dal dopoguerra, mai una capolista era scesa sotto la soglia dei 15 punti dopo 8 giornate. L’equilibrio allora diventa disarmante, oltre che pazzo, se si considera che tra le prime della classe Empoli e Palermo ed il trio fanalino di coda Foggia-Ternana-Cesena esistono soltanto 7 punti di distacco. L’equilibrio autorizza 22 squadre ad essere potenziali protagoniste.
Un equilibrio da mangiarsi le mani ma l’Avellino deve capire che basta davvero poco per diventare grande. Basta anche non perdere gare come quelle di Bari per preservare la continuità. Strada facendo si delineerà il percorso dei biancoverdi in questo campionato. L’incidente di Bari ha arrestato la corsa. L’Avellino però si consola con il pazzo equilibrio di un torneo incredibilmente livellato verso il basso.