Claudio De Vito – La notte di Perugia ha restituito solidità e certezze ad un Avellino penalizzato ancora una volta da un episodio arbitrale piuttosto clamoroso nella propria area di rigore. Lupi sfortunati con gli arbitri, ma nonostante tutto caparbi su un campo tradizionalmente ostico per i colori biancoverdi ed in uscita da una settimana piuttosto tribolata vissuta in un clima di contestazione generale.
L’Avellino ha reagito con una risposta di carattere agevolata dalla nuova veste tattica destinata ad essere indossata con una certa stabilità in futuro. Dopo il k.o. di Parma Walter Novellino ha incassato la fiducia dai piani alti che allo stesso tempo hanno cercato di individuare insieme al tecnico i giusti correttivi da apportare al momento negativo. Su tutti il cambio di modulo con il 3-5-2 finalmente attuato dopo le prove generali già effettuate prima della trasferta del “Tardini”.
Da tecnico navigato qual è, Walter Novellino è stato bravo a nascondere le sue intenzioni nella trincea del Partenio-Lombardi adibita a laboratorio di nuove idee per il rilancio che hanno spiazzato in primis l’avversario Roberto Breda. Tre difensori in fase di possesso e cinque in quella di non possesso per un atteggiamento che richiede un notevole spirito di abnegazione da parte degli esterni, chiamati ad essere allo stesso tempo cursori di fascia e terzini abili nella copertura.
Sacrificio ma anche sostanza con due centrocampisti maggiormente votati alla quantità come Francesco Di Tacchio e Angelo D’Angelo, sempre abile comunque negli inserimenti quasi da falso trequartista, ed un metronomo come Federico Moretti che quando non viene aggredito illumina le traiettorie di passaggio. L’uomo più in mediana serviva come il pane all’Avellino che a Perugia si è ritrovato addirittura in superiorità numerica a centrocampo, cosa mai accaduta in questo campionato.
Maggiore compattezza e minore sofferenza. L’Avellino riparte dal 3-5-2 che si configura come modulo operaio di rastelliana memoria. Un’impostazione tattica che affonda le sue radici nella difficoltà e nella necessità di ritrovarsi, ma pronta ad essere confermata o rivisitata a seconda delle esigenze in ogni singola gara. Walter Novellino non era più un integralista già un anno fa quando sbarcò ad Avellino, ma in estate ha gettato le basi per l’interpretazione classica del 4-4-2 attraverso lo sviluppo del gioco sulle fasce.
Tutto è andato per il meglio fino al 30 settembre, poi le difficoltà di una difesa rinnovata sul mercato, l’infortunio di Leonardo Morosini e la sfiducia nel momento di crisi hanno convinto il tecnico a voltare pagina in senso tattico. Con un’incognita, legata al nome di Soufiane Bidaoui di difficile collocazione nell’undici base dell’Avellino 2.0. In ottica gennaio invece, se si vorrà proseguire lungo il nuovo percorso tattico, si dovrà intervenire soprattutto a centrocampo con alternative di garanzia.
Intanto però Walter Novellino saluta la ripartenza della sua squadra togliendosi qualche sassolino dalla scarpa. “Stasera sono un bravo ragazzo” ha ironizzato a caldo stringendo tra le mani il punto di Perugia. Non si è sentito in discussione ma ci si è messo rivisitando l’Avellino sulla base dei nuovi principi scacciacrisi.
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