Il suicidio perfetto

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Claudio De Vito – Avellino-Salernitana, storia di un suicidio perfetto. Suicidio sportivo è bene precisare, altrimenti si rischia di equiparare una partita di calcio a qualcosa di ben più serio. Per l’Avellino e soprattutto per i suoi tifosi però era la partita, che la situazione di classifica aveva caricato di ulteriore significato.

Vincere il derby per balzare in vetta solitaria aspettando l’Empoli in posticipo. Il sogno che dopo un’ora di gioco stava per diventare realtà. Di mezzo però si è messo il suicidio biancoverde, perfetto nella modalità di esecuzione, destinato a lasciare un segno indelebile nella storia dei confronti con i rivali granata. La partita terminata con la sconfitta, perché non esiste peggior k.o. di un 3-2 maturato in rimonta nella seconda parte della ripresa con beffa atroce all’ultimo secondo del recupero.

Da delitto a suicidio perfetto che la critica ha attribuito in gran parte a Walter Novellino, reo di aver cambiato in negativo l’Avellino con la gestione del post doppio vantaggio. L’ingresso di Paghera per Molina sul 2-0 ha scandito il passaggio ad una mediana a tre con Laverone e Castaldo più esterni del centrocampo a cinque che del tridente. Un 4-3-3 mascherato con spiccate attitudini di contenimento e con un centrocampista in più a creare la superiorità numerica in mezzo contro i due mediani della Salernitana passata al 4-2-4.

L’intento era di arginare l’arrembaggio granata e ripartire. L’intento appunto. Nei fatti la mossa si è rivelata un vero e proprio flop al di là del suo mero valore tecnico. Il varo di un sistema di gioco più abbottonato ha innescato evidentemente negli interpreti in campo un cambio di mentalità: smettere di proporre ed arretrare per conservare la conquista di inizio ripresa.

Un castello di idee e concetti di gioco troppo fragile che ha finito per scalfire le certezze acquisite. Proprio come accaduto al derby di Natale dell’anno scorso quando però i biancoverdi riuscirono a respingere l’assalto granata. Ora ciò che preoccupa è che un Avellino in versione Penelope disfa con una facilità disarmante la tela. Dopo Bari la Salernitana: due cali improvvisi a vantaggio acquisito in altrettante gare che, per il valore che assumono per la piazza biancoverde, richiederebbero invece di rimanere sul pezzo al massimo livello di concentrazione.

Walter Novellino dovrà lavorare su questo ed altro in un clima che anche per lui ora si è fatto pesante. Sarà stata la forte delusione, ma parte della tifoseria non gli ha perdonato la lettura della gara. E probabilmente anche la proprietà, con la quale sono emersi di recente attriti poi addolciti. Il rischio è la rotta di collisione tra le varie componenti, un pericoloso punto di non ritorno.

L’harakiri al derby ha lasciato il segno a tutti i livelli e l’Avellino finora non è pervenuto nel mese verità. Miglior attacco ma difesa tra le peggiori. L’Avellino non conosce vie di mezzo e naviga nell’involuzione d’ottobre. Quell’ottobre impegnativo che ora prospetta le trasferte di Pescara e Parma con la Pro Vercelli nel turno infrasettimanale. Quell’ottobre tanto atteso per capire il reale potenziale dei lupi probabilmente ancora immaturi per abbozzare discorsi di vertice.