Avellino Calcio – Focus Paghera, la scheda: è il regista a misura di Tesser

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Meglio tardi che mai. Attilio Tesser gongola per l’arrivo di Paghera che gli consentirà finalmente di attuare il suo concetto di centrocampo. Il tecnico di Montebelluna avrà a disposizione il playmaker che aveva chiesto alla società in estate per mettere in pratica la sua idea di gioco improntata alla ricerca del risultato attraverso la manovra.

A turno, Arini e Jidayi si sono confermati incontristi efficaci davanti alla difesa, ma non certo costruttori di gioco per un mero discorso di impostazione del personale bagaglio tecnico. Così Tesser ha chiesto al presidente Walter Taccone e al vicepresidente Michele Gubitosa un ulteriore sacrificio sul mercato dopo quelli incarnati da Raffaele Pucino e Alessandro Sbaffo.

Pronta la risposta dei vertici societari attraverso il proficuo operato del duo di direttori Massimiliano Taccone e Enzo De Vito, i quali non si sono lasciati sfuggire la ghiotta occasione in uscita dal disastrato Lanciano. L’approccio, la trattativa lampo e dulcis in fundo la proposta di tre anni e mezzo accettata in un amen dal calciatore.

Starà a Tesser ora far quadrare il cerchio, o meglio il rombo del 4-3-1-2 che in mezzo al campo adesso annovera gli uomini funzionali al progetto tecnico. Paghera ha le qualità tecniche per diventare la nuova fonte del gioco dei lupi: baricentro basso, utilizzo di entrambi i piedi, visione di gioco, facilità di corsa e una struttura fisica (170 centimetri per 65 chilogrammi) che ne agevola il movimento senza palla. Insomma un organizzatore di gioco completo che all’occorrenza sa opporsi all’avversario con il raddoppio e l’interdizione grazie al suo dinamismo.

Fosforo e intelligenza tattica al servizio dell’Avellino, ma anche tanta personalità sviluppata grazie all’esperienza quinquennale maturata in Serie B nonostante la giovane età (l’esordio in cadetteria è datato 24 ottobre 2009, a 18 anni ancora da compiere, con la maglia del Brescia).

Tesser potrà utilizzarlo in cabina di regia potendo scegliere tra angeli custodi come Arini, Jidayi, Gavazzi e D’Angelo ai suoi fianchi, oppure sugli interni, preferibilmente a sinistra, per permettere a Gavazzi di giostrare sul suo lato forte. La prima formula appare quella prevalentemente applicabile e non spaventa come l’idea iniziale di rombo con Arini vertice basso, Gavazzi e Zito mezzali e Insigne trequartista che il derby d’andata bocciò sonoramente.

Nell’assetto del futuro prossimo, Paghera avrebbe piena libertà di pensiero e azione in sala regia con ai lati centrocampisti dotati di notevoli mezzi fisici e davanti, sull’asse verticale, un fantasista atipico, prezioso nel non possesso, come Bastien oppure Sbaffo, quest’ultimo più votato alla fantasia. Un mix di qualità e quantità distribuite equamente per un Avellino equilibrato e propositivo.

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