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Avellino Calcio – D’Angelo aziona il detonatore: il suo j’accuse scuote lo spogliatoio

Il suo spazio in campo è diminuito, vuoi per infortuni vuoi per scelta tecnica, ma la fascia di capitano gli è rimasta tatuata sul braccio. Angelo D’Angelo è diventato oramai l’uomo delle crisi, colui il quale viene individuato dalla società come il miglior portavoce del gruppo nel peggior momento della stagione.

Da veterano, D’Angelo ci ha messo ancora una volta la faccia, non sottraendosi a considerazioni scontate del tipo “serve una scossa”, ma soprattutto lanciando un duro atto d’accusa nei confronti di qualche elemento della rosa di Attilio Tesser.

“Lo spogliatoio è fatto di gente con gli attributi che in questi anni ha tirato la carretta e che farà da Cicerone ai nuovi”. Una frase inequivocabile pronunciata in conferenza stampa dal capitano biancoverde, il quale ha sottolineato il dominante ruolo guida degli “anziani” del gruppo impegnati nel far capire ai nuovi arrivati l’importanza di giocare ad Avellino. I senatori a cui D’Angelo fa riferimento sono senza dubbio Castaldo e Arini, unici superstiti insieme al mastino di Ascesa del trionfale campionato di Lega Pro 2012/2013.

Potrebbero essere stati proprio loro ad inculcare la mentalità dello “stare ad Avellino” ad alcuni compagni di squadra. “Se qualcuno non lo ha capito da oggi lo ha capito, c’è chi glielo ha fatto capire, qui non si scherza” ha spiegato a chiare lettere D’Angelo rincarando la dose: “Non siamo una squadra di tennis in cui uno può compromettere l’altro. Bisogna fare i professionisti dal lunedì alla domenica perché poi in campo si vede”.

Parole sibilline destinate a rimbombare nello spogliatoio biancoverde e a fungere da stimolo per il pronto riscatto. I panni sporchi si lavano in famiglia, ma D’Angelo in questo caso ha inteso comunicare pubblicamente ai tifosi che i veterani vigilano e spronano il gruppo ad onorare l’impegno preso al servizio della causa del lupo.

Il resto dovrà farlo il campo a partire da sabato a Trapani. Azzerare tutto e ripartire tutti uniti. Senza distinzioni dettate dalla carta d’identità e dalla militanza con la casacca biancoverde.

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