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Avellino Calcio – L’analisi. Prendere o lasciare, ma se la follia paga ne vale pena

Un Avellino irrazionale, capace di sfuggire a qualsiasi argomentazione logica sulla partita di Ascoli. L’andamento del match la dice tutta sulla condotta di gara irregolare tenuta dalla squadra biancoverde dall’inizio alla fine. Lupi devastanti in avvio, poi improvvisamente ostaggio delle solite paure e dulcis in fundo di nuovo al timone della nave condotta in porto come se nulla fosse accaduto.

Impossibile però rimuovere il film horror andato in onda tra il 24′ e il 43′ della prima frazione che ha messo a nudo ancora una volta la fragilità del reparto difensivo. L’altalena di rendimento di Ascoli è stata la fotografia di tutta la stagione disputata finora dall’Avellino, una squadra capace di prenderle quanto di suonarle agli avversari. Quarto miglior attacco e quarta peggior difesa: i numeri non mentono, anzi confermano lo status di sregolatezza abbandonato soltanto di rado lungo il sentiero a trentuno tappe percorso finora.

Un mix di follia ed incoscienza che ha rischiato di essere indigesto all’Avellino. I tre punti conquistati poco prima di scendere dalle montagne russe hanno mitigato l’amarezza per una prestazione con troppe ombre che quasi hanno offuscato la luce riaccesa da Insigne e Castaldo. Nel pazzo pomeriggio del “Del Duca”, anche il castello difensivo con Jidayi e Biraschi coppia fissa al centro si è sgretolato. Una delle poche certezze è stata spazzata via dai soliti clamorosi errori di concentrazione che hanno riportato la mente indietro al girone d’andata.

Defiance dei singoli senza dubbio, ma è evidente che Attilio Tesser è un tecnico che non ha nelle sue corde la cura della fase difensiva, priva di organizzazione e disciplina. L’allenatore biancoverde predilige piuttosto dedicarsi allo sviluppo della fase di possesso con tanti uomini, a suo rischio e pericolo di spaccare la squadra lasciandola in balia della pressione avversaria.

Prendere o lasciare, è quel che offre la casa. Anzi, Tesser si è ravveduto rispetto alle scelte di inizio campionato rimpolpando la muscolatura del centrocampo in modo da bilanciare le due fasi. Un equilibrio trovato a grandi linee a partire da autunno inoltrato e che in questo momento latita a causa delle difficoltà di tenuta del reparto di metà campo, che con l’avanzamento di Jidayi nella ripresa di Ascoli ha ricevuto nuovi stimoli.

E’ giusto però evidenziare anche le cose buone fatte vedere dall’Avellino che ha sprigionato tutto il potenziale offensivo incarnato dai suoi tre tenori. Scatenato Roberto Insigne sotto gli occhi del ct dell’Under 21 Luigi Di Biagio e dal suo precedessore Devis Mangia che di Insigne se ne intende, essendosi servito in azzurro delle magie del fratello maggiore Lorenzo. Cinque gol e undici assist al primo anno di Serie B tutto ancora da giocare: i numeri sono tutti dalla parte di un talento al quale manca solo la continuità delle prestazioni.

I suoi guizzi hanno azionato il killer instinct di Benjamin Mokulu che non si è fatto pregare più di tanto per scaraventare in fondo al sacco altri due palloni dal peso specifico notevole per il suo score personale e per il suo appeal in ottica mercato a fine stagione. Infine Castaldo, che dopo due mesi e mezzo ed un penalty fallito ha ritrovato gol e autostima con una realizzazione comoda comoda solo all’apparenza. A loro l’Avellino si aggrappa per il colpo di coda play-off. La prossima volta magari senza rischio d’infarto per Walter Taccone fortemente provato dal flipper di emozioni in quel di Ascoli.

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