Quando ti presenti in campo con sei acuti di fila in tasca, il primo fattore da tenere presente è che l’avversario di turno ti attende con la consapevolezza di dover il 101% per batterti. Insomma tutti ti aspettano al varco giocando al massimo delle proprie possibilità. L’importante è metterlo nel debito conto e saper rimediare qualora le cose si mettano male.
L’Avellino ne ha fatto una virtù a Modena dove ha giocato la sua onesta partita, la prima dopo la partenza del suo capocannoniere Marcello Trotta, contro una squadra che fa del fattore campo la sua arma per raggiungere la salvezza. Basta andare oltre i semplici valori della carta e le assenze che affliggevano Hernan Crespo e guardare i numeri dei canarini al “Braglia” a dicembre: tre vittorie contro Bari, Salernitana e Novara ed un solo gol subito contro i pugliesi.
Qualcosa è andato storto sul gol di Belingheri favorito da uno sfondamento di Luppi dalle parti di Biraschi e poteva andare ancora peggio nei minuti successivi di bambola dell’Avellino. Il calo di tensione è stato riscattato nelle battute finali in cui gli innesti di qualità di Sbaffo e Insigne da parte di Tesser hanno a poco a poco sfiancato la resistenza dei padroni di casa fino alla capitolazione per mano di Mokulu.
Il belga ha ripreso a segnare dopo due mesi di astinenza proiettandosi verso la doppia cifra e tenendo la luce accesa in un attacco dove Tavano non ha certo entusiasmato vuoi per l’assenza di trame in profondità vuoi per una condizione fisica ancora precaria dopo l’ultimo infortunio muscolare. Tutta un’altra musica con una punta fisicamente strutturata come Mokulu in grado di fare a sportellate sia quando i palloni piovono dal cielo sia quando gli vengono recapitati sui piedi.
E’ stato tutto sommato un Avellino discreto che per larghi tratti però è mancato nel filtro a centrocampo. Paghera non è apparso in giornata sbagliando troppi, a volte elementari, appoggi quando è stato chiamato smistare palloni per i compagni. Il ruolo di organizzatore di gioco davanti alla difesa è delicato e l’ex Lanciano necessita ancora di un po’ di tempo per assimilare i dettami di Tesser nella nuova dimensione biancoverde.
Il pareggio di Modena rappresenta un’assoluta iniezione di fiducia innanzitutto perché giunto in rimonta allo scadere e poi perché consente agli uomini di Tesser di preservare quella continuità di risultati utile ai fini della scalata play-off.
La sensazione netta dall’esterno è che il trainer di Montebelluna abbia il pieno controllo della squadra della quale conosce pregi e difetti da limare il più possibile. Pregevoli le sue letture in corso d’opera nelle ultime tre partite. Tutte recano il nome di Roberto Insigne, che a Cesena ha dato il là al momentaneo pari di Samuel Bastien e con Salernitana e Modena ha sfornato gli assist decisivi.
Adesso la piazza osanna Tesser dopo la frattura che con la sconfitta interna contro il Perugia sembrava insanabile. Logiche impazzite di un gioco legato ai risultati: vinci e sei sulla cresta dell’onda, perdi e sei il primo responsabile nel caso dell’allenatore.
Sta di fatto che Tesser è stato in grado di venire a capo di una situazione diventata particolarmente complicata a inizio dicembre, dopo la sconfitta di Trapani. Ora un’escalation di risultati condita da quel pizzico di intuizione che cambia in positivo le partite e rende l’Avellino duro a morire.