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L’analisi – Anima e gioco: un’identità nel segno di Novellino

Il primo squillo esterno della stagione a casa di una squadra imbattuta tra le mura amiche in dieci partite del girone d’andata. L’Avellino che ha trionfato a Brescia non si è fatto mancare davvero nulla, tracciando al contempo un sentiero di continuità scandito da sette punti nelle ultime tre partite. Quella continuità che era mancata prima dell’avvento di Walter Novellino a tutti i livelli: tattico, di mentalità e di risultati.

I segnali della riscossa erano stati lanciati già a Latina con una convincente prova in termini di personalità e organizzazione complessiva di gioco alla quale mancò soltanto la via della rete. Quest’ultima percorsa brillantemente al “Rigamonti” da un Matteo Ardemagni determinante nella profondità e nel mettere costantemente in crisi la difesa avversaria, a volte tra due uomini o addirittura con una marcatura triplicata.

A pochi passi da casa sua, l’attaccante biancoverde ha fatto la voce grossa ricordando innanzitutto a sé stesso di essere uno dei predatori d’area di rigore più letali della categoria. Su tre palloni in verticale due li ha spediti dentro: indici di produttività ai massimi storici in stagione con buona pace delle rondinelle colpite nove volte in carriera. Di questo passo, la doppia cifra abbondante non è in discussione e Novellino ne sa già qualcosa dai tempi di Modena.

Ardemagni spietato ed implacabile come l’Avellino salito in Lombardia con un mercato ancora incompiuto e qualche pedina non ancora al loro posto sullo scacchiere per via di alcune defezioni. Una sommatoria di fattori sfavorevoli di partenza che non ha scalfito le certezze acquisite nel crescendo della gestione Novellino e che impreziosisce il blitz bresciano.

Basti pensare all’adattamento di Lorenzo Laverone a sinistra, autore di una prestazione difensiva notevole su un lato del campo debole per lui che è abituato a giocare a destra con spiccate caratteristiche di spinta. Senza dimenticare l’handicap di condizione di Federico Moretti che però ha già fatto vedere di saper determinare la manovra con visione di gioco e piede educato nell’impostazione.

E nel giro di tre-quattro settimane Novellino potrà contare anche su Davide Gavazzi, che l’Avellino non intende comunque forzare alla luce dell’inserimento di Laverone sulla corsia destra. Gli altri acquisti di gennaio (le trattative per Felice Evacuo e Roberto Crivello saranno definite nelle prossime 48 ore) si propongono di integrare un organico rivoluzionato in corso d’opera sotto le insegne del 4-4-2 disegnato dal tecnico di Montemarano.

4-4-2 ancora una volta corto e compatto quello schierato a Brescia con le giuste distanze tra le linee ed un concetto della verticalizzazione sempre più spiccato. L’Avellino adesso ha una propria identità che si rispecchia nella ricerca del palleggio basato sul cambio di fronte da una fascia all’altra, dei tempi di gioco armonici figli di una cura maniacale del possesso in sede di preparazione della partita.

Certezze nell’impostazione del gioco che si sposano con la solidità difensiva. L’Avellino ha alzato il muro in area di rigore per due partite consecutive (non era mai accaduto prima in stagione), complice una quadratura che Novellino ha trovato con Jidayi e Djimsiti riferimenti centrali e un Gonzalez sempre più a suo agio in un ruolo che ha richiesto all’uruguayano tempo per interpretarlo nel modo più efficace possibile.

L’Avellino di Novellino esploso a Brescia non ha la presunzione di ritenersi una macchina perfetta, ma almeno una locomotiva senza freno chiamata ad essere sempre più performante in virtù dello spauracchio della possibile penalizzazione per il calcioscommesse che potrebbe abbattersi sui lupi a inizio marzo.

Ma c’è tempo e soprattutto fiducia per il rilancio del momento sospeso tra l’ottimismo per il futuro e gli errori del passato legati alla gestione dell’esperienza Toscano dalla sottoscrizione del triennale (costato caro all’atto della risoluzione di dicembre) all’esonero, sul quale la società ha temporeggiato proprio in virtù dell’accordo pluriennale.

Un progetto tecnico di ampio respiro naufragato di cui Novellino ha riassemblato a fatica i cocci in vista di una ripresa sul piano delle prestazioni e dei risultati tangibile. L’Avellino vede la svolta con il perentorio 2-0 all’inglese di Brescia. Inglese come l’humor di Novellino che con il suo “slow, slow” del post gara non ha perso occasione per gettare acqua sul fuoco dell’esaltazione. L’entusiasmo, quello sì, lo si conceda però ad una tifoseria tornata a sperare.

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