SPECIALE 2016/ Avellino Calcio – L’anno dei ribaltoni

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Quattro allenatori, tre esoneri, due stagioni di mezzo ed un progetto tecnico che stenta ad acquisire continuità dall’addio a Massimo Rastelli. E’ stato il 2016 della frammentazione sulla panchina dell’Avellino che si è riscoperto fragile ed incapace di offrire continuità al segmento della guida tecnica.

Eppure a inizio anno i lupi sembravano aver trovato in Attilio Tesser l’uomo della riscossa dopo le difficoltà iniziali. Il tecnico di Montebelluna, erede di Rastelli, si presenta al derby del 16 gennaio col vento in pompa alimentato dal dicembre aureo delle cinque vittorie consecutive con Pro Vercelli, Lanciano, Como, Virtus Entella e Cesena. La Salernitana diventa la sesta vittima colpita dal partente Trotta, a sua volta lanciato dal bacio di Tesser in uscita dalla panchina.

La goal-scoring machine saluta dolcemente con rotta sulla Serie A, in direzione Sassuolo. Il suo posto in attacco è preso soltanto parzialmente da Joao Silva, mentre negli altri reparti arrivano i vari Migliorini (300mila euro sborsati per il cartellino), Pisano, Pucino, Paghera e Sbaffo.

La serie positiva continua a Modena. Non giunge il settebello di vittorie ma un pari allo scadere con Mokulu che si ripete contro il Cagliari ma non basta perché Rastelli fa man bassa al Partenio-Lombardi grazie alla rimonta armata da Munari e Cerri. E’ l’inizio di una serie a singhiozzo per D’Angelo e compagni che continuano a stazionare nella classifica medio-alta nonostante tre sconfitte, due pareggi ed una sola vittoria nel giro di un mese.

L’unico acuto si concretizza contro il Livorno steso da Tavano e Mokulu. Finalmente l’ex Empoli, in una stagione maledetta contraddistinta da reiterati guai muscolari, e ancora il gigante belga con il suo stato di grazia che quasi fa dimenticare la dolorosa partenza di Marcello Trotta. Il tempo di un pirotecnico exploit ad Ascoli (4-3 con il crack al ginocchio di Migliorini), che Tesser paga il conto proprio contro la ‘sua’ Ternana. Lo 0-2 contro le fere firmato Ceravolo gli costa l’esonero: il club, stufo di attendere la sterzata a ridosso dei playoff, opta per la scossa chiamando a corte Dario Marcolin.

Le credenziali del tecnico bresciano non sono rassicuranti e non si smentiscono nemmeno sulla panchina biancoverde. Lo 0-0 di Pasqua all’esordio contro la capolista Crotone è soltanto illusorio perché nelle successive quattro gare Marcolin porta a casa zero punti. L’Avellino è allo sbando, vede il baratro e vive uno nuovo ribaltone con Tesser accolto come il salvatore della patria. Gli bastano 180’ in esterna per raddrizzare la nave lungo la rotta della salvezza: pari a Vercelli e blitz a Lanciano. Il pari interno con la cenerentola Como suggella l’obiettivo e per Tesser scorrono di nuovo i titoli di coda. Tesser è commosso al suo addio definitivo: ha amato ed è stato amato dalla gente irpina che fino all’ultimo ha sperato in una sua riconferma. Le lacrime sotto la curva all’atto finale con il Cesena parlano da sole.

Chiuso un capitolo se ne apre un altro. Il duo Taccone-Gubitosa mira alla riapertura di un ciclo ed individua in Domenico Toscano l’uomo della restaurazione. Il tecnico calabrese sposa un progetto triennale condito con l’immancabile valorizzazione dei giovani. Stop ai voli pindarici e agli equivoci sugli obiettivi: l’Avellino dovrà avere come unico fine la salvezza con in sella un allenatore che in passato ha ben figurato nelle serie minori.

Toscano è un emergente che fa dell’aggressività e della gamba le sue maggiori prerogative e non a caso per il suo 3-4-3 fa arruolare tante giovani leve. Al 31 agosto l’Avellino metterà a referto entrate ben diciassette operazioni, di cui undici in prestito. E’ un mercato attivo fino all’ultimo minuto per il direttore sportivo Enzo De Vito che torna da Milano con in tasca gli accordi per Ardemagni, Djimsiti e Molina favoriti dai buoni rapporti con l’Atalanta.

Omeonga e Lasik arrivano dall’estero, Gonzalez è un fedelissimo di Toscano. Verde il fiore all’occhiello, dopo che l’Avellino ha cercato Falco e Sansone. Biraschi la cessione illustre. Il difensore pescato a parametro zero in Lega Pro finisce al Genoa in prestito oneroso con obbligo di riscatto. Una partenza di peso a sessione rappresenta la regola del mercato in uscita dell’Avellino. Nove nel complesso gli addii per una rosa rivoltata come un calzino.

Toscano ci lavora da metà luglio con qualche infortunio di troppo (Paghera, Jidayi e Gavazzi out nel ritiro di Sturno) e stecca il primo banco di prova ufficiale. Lupi fuori dalla Tim Cup al primo colpo per mano del Bassano Virtus. Figuraccia biancoverde in Veneto, dove si è giocato in virtù dell’inversione di campo disposta per l’impraticabilità del Partenio-Lombardi alle prese con i lavori di installazione del sintetico.

La debacle di Bassano del Grappa convince Toscano che il 3-4-3 non è una via tattica percorribile e allora il trainer calabrese vira sul 3-5-2, proposto per la prima volta a Lioni nel test con il Vultur Rionero. L’1-1 contro i dilettanti lucani fa storcere il naso alla tifoseria diventando il simbolo di un pre-campionato addolcito soltanto dal successo di misura ai danni del Cosenza firmato Belloni nella prima sul sintetico di ultimissima generazione.

Il tempo dei collaudi è terminato e il Brescia è alle porte per il debutto in campionato. E’ 1-1 al Partenio-Lombardi con il botta e risposta grandi firme Caracciolo-Castaldo. L’Avellino sorprende quasi i propri tifosi che non lo hanno mai visto così durante il pre-campionato, ma la delusione è dietro l’angolo e arriva a Chiavari dove la Virtus Entella ha vita fin troppo facile. Un altro punticino con il Trapani ed un altro ancora in fondo al tour de force veneto con Verona, Cittadella e Vicenza.

L’Avellino non sa vincere ed è già in crisi d’identità ma al settimo tentativo l’incantesimo finalmente si spezza. Il Partenio-Lombardi torna amico a sette mesi dall’ultimo successo: a cadere è la Pro Vercelli con Verde e Ardemagni ispirati. Avellino in pista ma non completamente a suo agio. Lo dimostra l’alternanza di risultati e prestazioni tra casa e trasferta fino alla Caporetto di Ferrara nel Monday Night del 31 ottobre.

E’ la goccia che fa traboccare il vaso. E’ la crepa nei rapporti tra società e tecnico destinata a sfociare in frattura insanabile da lì a quattro partite. Toscano salvo dopo il k.o. con il Frosinone grazie agli episodi arbitrali sfavorevoli, a Carpi con un pari d’oro e contro il Pisa grazie al fortunoso squillo dell’uomo della provvidenza D’Angelo. A Cesena l’ultimo atto della sua gestione tormentata verso il suo epilogo anche da un malanno.

Toscano è al capolinea con Novellino che avanza alla sua successione. L’Avellino nelle mani di un irpino originario di Montemarano. Tecnico navigato con alle spalle numerose promozioni dalla B alla A, Novellino dà sicurezza e punti di riferimento al gruppo ma in tre partite ottiene soltanto un pari beffa nel derby contro il Benevento. Il secondo è quello buono per tornare alla vittoria. Jidayi, Ardemagni ed un Verde superstar con tre gol e tre assist in quattro partite regalano il successo contro la Salernitana per il tripudio biancoverde.