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Avella – Alaia risponde al Pd: “Sono lori i veri feudatari”

Avella – Vincenzo Alaia, presidente del Consiglio Provinciale e consigliere comunale ad Avella , replica alle accuse mossegli dal Pd avellano, che – giorni fa – accusava la “maggioranza che ha amministrato il paese di essersi adoperata nel suo complesso, solo ed esclusivamente per fare il bene di un singolo cittadino, Enzo Alaia, tentando di trasformare il paese in un enorme comitato elettorale”.
“Sento parlare – afferma Alaia – di esigenza di riqualificazione civile, di necessità, di rinnovamento di uomini e metodi. A più riprese leggo poi che ‘Avella non è il feudo di Alaia’ o che qualche assessore sarebbe stato esautorato per atti di lesa maestà nei miei confronti. E, ancora, che il Pd avellano, con il beneplacito della direzione provinciale, prende apertamente le difese di un consigliere comunale di maggioranza, che ha votato contro l’approvazione del bilancio. Mi chiedo cosa vorrà mai intendersi per ‘riqualificazione civile’? Forse il celarsi, come di consueto, dietro una sigla di partito per rivolgermi accuse senza nemmeno avere la dignità di firmarsi? Ma, detto questo, vorrei aggiungere qualche considerazione al contributo già offerto da tale fantomatico Pd avellano: soltanto qualche nota a margine alla lezione magistrale di etica tenuta dai censori del Pd, ricordandogli che sarebbe opportuno – prima di puntare l’indice contro altri – riconoscere che in realtà, in pratiche feudali loro sono gli unici, impareggiabili maestri. Perché non spiegano quale sia stata la vera motivazione della scelta, ‘ampiamente condivisa dal partito locale e provinciale’ , di votare contro il bilancio? Rendendo partecipe la popolazione avellana del fatto che qualcuno ha voltato le spalle alla maggioranza di cui fa parte, soltanto perché non ha potuto mantenere una posizione di privilegio con una delega alla Comunità Montana Partenio Vallo Lauro? Quel no al bilancio non è stato di certo un encomiabile esempio di riqualificazione civile, ma un atto di rivalsa nei confronti del Sindaco, reo di non aver concesso tale facoltà! L’arroccarsi nel mantenimento di una posizione che si riteneva retaggio individuale, la difesa di personalismi che avrebbero dovuto legittimare le mire direzionate a qualche incarico in un Ente: ecco il vero esempio di difesa degli interessi collettivi a cui il nobile partito, intento a fustigare i costumi altrui e a nascondere i propri vizi, ci ha abituati. Altro che feudalesimo: da chi dovremmo poi avere tali lezioni di morale? Da un partito che punta sempre e solo l’indice contro gli altri senza prendere atto della disgregazione e del disfacimento che si consuma al suo interno? E si ha anche l’ardire di fare riferimento a “forze democratiche”, di dare lezioni di etica agli altri quando – in realtà – “quel che resta”di un partito langue in un perenne stato di lotta interna per la mera conservazione del potere? Come dovremmo ora definire l’atteggiamento di chi mette a repentaglio la tenuta di un’amministrazione soltanto per difendere gli interessi di qualcuno che – appena qualche tempo prima – tesseva le lodi al sindaco Salvi, ritenendolo degno di incondizionata fiducia? E che nel contempo, ringraziava anche me per aver dato sempre un contributo positivo all’azione amministrativa? Ebbene – continua Alaia – mi chiedo ancora: per quale ‘bene di singolo cittadino’ si doveva dunque adoperare la maggioranza dando a un esponente del Pd, oltre che l’assessorato, anche la delega alla Comunità Montana? Non bastava forse che questo partito , pur con soltanto tre esponenti avesse avuto due assessorati più il Sindaco? Quali amministratori avrebbero fatto il ‘mio bene’ se al contrario e, per la maggior parte, non solo essi non mi hanno votato ma, anche, hanno tentato in ogni modo di ostacolare la mia elezione a consigliere regionale, facendo perdere ad Avella e all´intero mandamento una grossa opportunità di sviluppo? E lo stesso sindaco Salvi, in quale occasione avrebbe appoggiato pubblicamente la mia candidatura? Abbiano almeno, queste persone che si candidano a cambiare ‘uomini e metodi’ – consapevolezza della veridicità di quanto affermano: potrebbe essere questo il primo segno di civiltà di rispetto per l’avversario politico….utile a delineare quel percorso di riqualificazione civile che vorrebbero intentare”.

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