Attacchi di panico ed Ansia. La Dottoressa Marianna Patricelli, psicologa – psicoterapeuta sistemico relazionale, risponde ai quesiti dei lettori di Irpinianews.it
Gent. Dottoressa,
sono un ragazzo di 25 anni che conduce una vita normale: vivo in famiglia, ho due sorelle più grandi che stanno terminando gli studi universitari.
Invece, io ho deciso di lavorare nell’azienda di famiglia, perchè mio padre, circa 5 anni fa ebbe un infarto, per cui è stato naturale prestarmi ad aiutarlo, abbandonando l’università.
Difatti l’azienda rischiava di chiudere per cui è stato più giusto dedicarmi ad essa, del resto pure mamma, già provata dal problema di papà che ci ha angosciati tutti, è stata contenta della mia scelta: se l’azienda avesse chiuso ne sarebbe “morta” per il dispiacere (appartiene alla sua famiglia).
Diamo tutti una mano nell’azienda, ma principalmente me ne occupo io.
Le scrivo per chiederle se è normale quello che mi sta succedendo da circa due mesi: ero uscito in auto con i miei amici e sotto la galleria dell’autostrada che stavamo percorrendo, mi sono sentito male, ho cominciato a sudare, ad avere la tachicardia…onestamente ho pensato che stesse venendo un infarto anche a me.
Ci siamo dovuti fermare appena possibile, poi i miei amici mi hanno riaccompagnato a casa, ma ho voluto recarmi al pronto soccorso, dove mi hanno detto che era solo un attacco di ansia.
Non contento del loro responso, ho deciso di farmi visitare dal cardiologo di mio padre, che ha confermato la stessa diagnosi…
Sempre più incredulo e scettico, ho lasciato perdere ma poi la cosa si è verificata di nuovo, sia in auto che in altre situazioni (ad una festa tra amici, in strada, mentre entravo in un negozio).
Insomma, la mia vita non è più la stessa, perché prima di uscire di casa ho paura che mi vengano di nuovo questi “attacchi di panico” (così li ha definiti il dottore e poi, ho guardato su internet).
Eppure io non ho mai avuto paura di nulla nella mia vita, sono un tipo tranquillo ma deciso, non mi lascio condizionare da niente e da nessuno, invece così sono costretto a ricorrere a degli ansiolitici per andare avanti! Mi aiuti, se può! Grazie
(Pierluigi C.)
Caro Pierluigi,
deve essere stata davvero dura per te accettare di avere un “malessere” di questo tipo.
Abituato come sei a prenderti delle grosse responsabilità in famiglia e sul lavoro, rinunciando alle proprie aspirazioni, devi esserti sentito veramente spiazzato da questi sintomi.
Come ti avranno già spiegato, soffri di attacchi di panico, quindi episodi di “improvvisa ed intensa paura o di una rapida escalation dell’ansia normalmente presente” , con la comparsa di sintomi somatici e cognitivi, quali hai ben descritto.
Da quanto racconti mi sembra un sintomo abbastanza importante.
Probabilmente potrebbe essere utile l’uso del farmaco, ma non mi è chiaro chi te lo abbia prescritto: sei stato da uno psichiatra o dal medico generico?
Avresti bisogno comunque dell’aiuto di uno psicoterapeuta che valuterà se è il caso di inviarti dallo psichiatra che ti prescriverà l’ansiolitico adatto, ma questo solo nel caso in cui veramente ti risulta difficile condurre la tua vita quotidiana.
Tornando invece agli aspetti psicologici della faccenda, sembra chiaro che hai dovuto fare i conti con la possibilità di perdere il controllo della situazione, cosa che, forse, non ti era mai capitata, perché tu sei solito gestire in prima persona tutto ciò che ti accade: questa capacità, da un lato, è positiva, ma dall’altro non ti consente di gestire l’imprevisto che accade a te (se accade agli altri, tipo a tuo padre, rientra in ciò che sai fare benissimo).
Inoltre, mi sono fatta l’idea, ma avrei bisogno di altri elementi per confermarla, che nella tua famiglia il “familiare” risulti prioritario rispetto alle istanze “individuali”, cioè: la famiglia è sacra, viene prima di tutto, a costo delle proprie aspirazioni profonde e personali.
Se le cose stanno così, probabilmente il tuo sintomo potrebbe essere letto come un “grido di ribellione”, per poter finalmente essere visto per quello che sei, magari anche nella tua fragilità (perché, sai, anche tu sei “fragile”, come tutti noi esseri umani).
Consiglierei, per cominciare, una terapia familiare, di modo che si possa trovare insieme il giusto equilibrio per rispettare le esigenze della famiglia ma anche quelle personali, senza sentirsi di tradire i propri familiari se si dovesse scegliere diversamente da quello che ci richiedono loro.
L’importante è procedere verso un sano “processo di differenziazione e separazione”, in altri termini: ogni membro della famiglia, pur sentendosi appartenente, deve proseguire per la propria strada, in piena autonomia e libertà decisionale, riducendo i fattori di condizionamento che provengono dai legami familiari.
[spacer color=”1F76C2″ icon=”fa-hospital-o” style=”1″]
La Dottoressa Marianna Patricelli è iscritta all’Ordine degli Psicologi della Campania n. 1428 ed è abilitata all’esercizio della psicoterapia.
Riceve per appuntamento ad Avellino in via Due Principati, n. 49 Telefono +39 3393157865
[spacer color=”1F76C2″ icon=”fa-hospital-o” style=”1″]