Atripalda – Facendo riferimento ad un articolo pubblicato da Repubblica.it del 18 agosto a firma di Paolo Rumiz, Luca Criscuoli di Sinistra e Libertà di Atripalda interviene con una nota: “Rumiz parla del terremoto dell’Irpinia, della ricostruzione, della politica, dei disastri e della vergogna. Parla del terremoto “dell’altro ieri”, del terremoto infinito, del terremoto degli sciacalli e dei mangiapaneatradimento. E quanti se ne contarono allora, quanti se ne possono ancora contare. Molti in età di pensione e salutati con rispetto. In tutti i paesi irpini, più o meno colpiti gravemente dal sisma, le popolazioni hanno dovuto fare i conti con questi signori, tutti, quelli che avevano familiari ed amici sotto le macerie e quelli che avevano perso la casa, che per molti era tutto ed anche di più.
Questi signori, amanti segreti della politica quando non erano essi stessi direttamente rappresentanti della politica. La cancellazione dei simboli storici e tradizionali delle comunità colpite. A colpi di ruspa e scelleratezza. Un futuro mai immaginato ma semplicemente compromesso da chi ha badato all’immediato tornaconto, anche se questo significava ottenere il malloppo sulla pelle dei propri concittadini.
Ma in fondo non dico niente di nuovo, sono cose che tutti nel tempo abbiamo conosciuto, discusso, contestato e, nella maggior parte dei casi, dimenticato. Se vivessimo in un mondo meno ipocrita, ogni cittadino irpino sarebbe testimone (e parte lesa) del più grande delitto compiuto nei confronti della nostra terra e della gente irpina.
In ogni comune irpino, nessuno escluso, esiste una verità assoluta custodita nel cuore e nella mente di ognuno, ci sono cuscini che ancora scottano di notte, c’è chi spera che il velo di omertoso silenzio continui a resistere, c’è chi trema ogni qualvolta la questione viene rispolverata. E c’è chi si sente talmente in “una botte de’ fero” da non temere nulla e continua a fare come faceva.
Su queste cose dovrebbe essere impostato il futuro dell’Irpinia, che ha futuro solo se riscopre il suo passato e lo fa attraverso la chiara e definitiva individuazione delle responsabilità che sono scritte su ogni mattone, su ogni pilastro, su ogni grammo di cemento usati per la ricostruzione così come sono scritte negli archivi di ogni Comune, nei resoconti delle sedute consiliari, nelle riunioni delle aree tecniche, negli incontri ufficiali di giunta, nei documenti delle gare d’appalto. Per questo oggi l’Irpinia è ancora a rischio: perchè la politica latita”.
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