Aste, veleni e indagini sul processo al patto Forte-Galdieri

0
2192

AVELLINO- Qualcuno potrebbe scomodare Fedro (la famosa favola del lupo e dell’agnello) altri magari piu’ modernamente invece Dr Jackill e Mr Hide. Quello che e’ avvenuto questa mattina nell’aula Nunziante Scibelli nel processo Aste Ok scatena un caso che potrebbe ben presto ridimensionarsi o quantomeno avere sviluppi inattesi. Intanto i fatti. A settembre vengono ascoltate alcune delle presunte vittime del cosiddetto “clan delle aste”, il patto tra il Nuovo Clan Partenio e i due “professionisti” delle esecuzioni immobiliari, Livia Forte e Armando Pompeo Aprile. In quella sede le difese al termine dell’udienza sollecitano la trasmissione degli atti relativi alle due testimonianze alla Procura di Avellino. Cosa che avviene e viene anche comunicata nell’udienza successiva. Un atto che il Tribunale di Avellino ha adottato a garanzia della verita’ dei fatti. In particolare un atto necessario e prodromico anche a stabilire se i due testimoni avessero reso falsa testimonianza e calunniato gli inquirenti. Quello che succede poi, allo stato e dopo quello che e’ avvenuto in mattinata possiamo ricostruirlo usando pero’ il condizionale. Davanti al Collegio presieduto dal giudice Roberto Melone e’ previsto il controesame di uno degli inquirenti che ha seguito le indagini, gia’ da tempo bersagliato dal fuoco di fila delle difese insieme agli altri colleghi del Nucleo Investigativo che per anni si sono dedicati a ricostruire caso per caso il presunto condizionamento delle procedure fallimentari presso il Tribunale di Avellino. E prima che si avvii l’udienza arriva la questione sollevata dal penalista Carlo Taormina, che rappresenta la circostanza che il militare, a seguito delle denunce fatte in aula dai testimoni, sia sottoposto ad indagine da parte della Procura di Avellino. Un procedimento connesso per cui a sua garanzia il sottufficiale dell’Arma doveva essere ascoltato con l’ausilio di un legale. Cosa  che era ignota militari, visto che non sapevano del procedimento. Il Tribunale dopo una breve camera di consiglio, prendendo atto che era stato lo stesso collegio a trasmettere i verbali, ha differito al 10 marzo l’escussione in controesame del sottufficiale. E’ bastato a far scoppiare un caso. Anche perche’ lo stesso pm antimafia Henry Jhon Woodcock ha chiesto se le indagini fossero state determinate da un esposto della difesa. Il Tribunale ha chiarito che gia’ alla fine dell’udienza di settembre era stata annunciata la trasmissione degli atti. All’uscita dal Tribunale l’avvocato Taormina ha spiegato cosa fosse avvenuto. Abbiamo trasmesso alla Procura di Avellino i verbali delle udienze in cui i testimoni hanno accusato carabinieri di varie illegalità e, quindi, non abbiamo dato nessuna conclusione su quella che potrebbe essere la valutazione dei fatti”, ha dichiarato Carlo Taormina. “I militari dell’Arma dovranno essere sentiti come persone indagate in procedimento connesso e, quindi, cambia la valutazione delle loro dichiarazioni. Non bastano più le loro semplici dichiarazioni ma occorrono ulteriori elementi di riscontro; altrimenti è come se non avessero dichiarato nulla”. Nelle prossime settimane sara’ piu’ chiara la piega che assumeranno le indagini (che se attivate come verosimilmente appare da settembre, sarebbero verso la definizione). Intanto si tratterebbe (il condizionale e’ d’obbligo) di un verbale di sommarie informazioni strappato e riproposto al teste una delle circostanze emerse nei verbali di escussione in aula.
C’e’ un particolare che risalta. Quello avvenuto nel processo parallelo, l’inchiesta sul gruppo criminale guidato dai fratelli Pasquale e Nicola Galdieri. Anche in questo caso almeno per una decina di testimoni le dichiarazioni rese in sede di indagine non sono state confermate in aula (molte sit e denunce non sono state raccolte anche dalla Polizia). Per loro e’ stato invocato l’art. 500 comma 4, ovvero il caso in cui “quando, anche per le circostanze emerse nel dibattimento, vi sono elementi concreti per ritenere che il testimone è stato sottoposto a violenza, minaccia, offerta o promessa di denaro o di altra utilità, affinchè non deponga ovvero deponga il falso, le dichiarazioni contenute nel fascicolo del pubblico ministero precedentemente rese dal testimone sono acquisite al fascicolo del dibattimento e quelle previste dal comma 3 possono essere utilizzate”. Cosa succedera’ nelle prossime udienze non e’ ancora chiaro, ma il processo rischia di avere altri colpi di scena.