Aste Ok, tutto quello che (presumiamo) vorreste chiederci su come è finito il processo

0
2404
Henry John Woodcock

AVELLINO- Non è certo esercizio agevole poter sintetizzare o spiegare una decisione molto tecnica come quella adottata dai giudici del Tribunale di Avellino nella serata di ieri, dopo quasi ventiquattro ore di camera di consiglio, con un verdetto che di fatto non ha ritenuto provato il legame tra il gruppo delle “aste”, quello per intenderci composto dal gruppo Forte-Aprile, o come più volte richiamato i “Tre Tre” saldato al Nuovo Clan Partenio. Questa ricostruzione della Dda di Napoli è stata “bocciata” dal Tribunale. Ma un’associazione ci sarebbe stata, svincolata dal clan Galdieri, nonostante il ruolo di partecipi di alcuni soggetti condannati per l’appartenenza, anzi per il ruolo di promotori e organizzatori. Ad esempio Nicola Galdieri e Carlo Dello Russo. Come spiegare cosa è successo senza troppi tecnicismi? Abbiamo immaginato un confronto con un lettore, vedete voi se davanti al bar o in un ristorante o al Parco, con tutte le domande che avrebbe potuto fare per rendere più semplice quello che è stato deciso. Almeno ci abbiamo provato. Ed eccovi il risultato.

Allora, come è finito questo processo Aste Ok, di cui scrivete da due anni e mezzo e che ieri a sorpresa ha visto emettere una sentenza attesa invece per il 3 maggio?

Praticamente è finito per il primo grado solo per otto imputati, che non rispondevano dell’ipotesi più grave, quella di aver partecipato o diretto l’associazione a delinquere finalizzata alla turbativa delle aste e alle estorsioni tentate e consumate per favorire il clan Partenio. Gli otto imputati sono stati assolti dalle accuse con formule più varie. Qualcuno anche con quella dubitativa del secondo comma dell’articolo 630. Alla fine i giudici hanno letto un’ordinanza di circa 25 pagine per rimettere gli atti alla Procura Antimafia, che dovrà iscrivere nuovamente per una diversa imputazione nel registro degli indagati tutti quelli che rispondevano del capo A, ovvero dell’associazione. Per gli altri otto imputati, nel caso il pm antimafia Woodcock non impugni la sentenza, ci sarà un passaggio in giudicato. Se farà ricorso invece ci sarà il processo di Appello. Ci sono stati pure due condanne però, senza l’aggravante dell’art. 416 bis. Per quelli dell’associazione ci sarà una nuova indagine e verosimilmente un nuovo processo. Hanno scritto i giudici nell’ordinanza di remissione: Alla luce delle considerazioni fin qui esposte in fatto e in diritto, richiamati i canoni probatori fissati dalla giurisprudenza di legittimità e dala Corte costituzionale in merito ala valutazione relativa alla diversità del fatto di cui all’art. 521, comma 2, c.p.p. (criteri ermeneutici illustrati nei precedenti paragrafi), ad una valutazione unitaria e complessiva di tutte le emergenze processuali, ritiene il Collegio che – all’esito dell’istruttoria – sia emerso un fatto strutturalmente diverso da quello contestato al capo A) dell’imputazione, essendo provata nel presente dibattimento l’esistenza e l’operatività diun’associazione di stampo camorristico di cui hanno fatto parte, unitamente a Forte Livia, Forte Modestino, Aprile Armando Pompeo, Genovese Damiano, Pagano Beniamino, Galdieri Nicola e Dello Russo Carlo, soggetti, questi ultimi, ai quali non èstato contestato il reato di cui all’art. 416 bis c.p. elevato al capo A), con la precisazione che gli stessi fossero già a giudizio in altro
processo.I giudici hanno applicato il secondo comma dell’articolo 521 del codice di procedura penale e riportato indietro le lancette al novembre del 2020.

Aeh, cosa sarebbe sto 521 CPP?

Scusa, dovevo essere semplice e breve. E’ sostanzialmente l’articolo che si riferisce alla correlazione tra accusa e sentenza. In buona sostanza questo articolo, al secondo comma dice che: Il giudice dispone con ordinanza la trasmissione degli atti al pubblico ministero se accerta che il fatto è diverso da come descritto nel decreto che dispone il giudizio ovvero nella contestazione effettuata a norma degli articoli 516, 517 e 518 comma 2. Questo è quello che è avvenuto.

Scusa, allora Livia Forte, Nicola Galdieri, Carlo Dello Russo, Beniamino Pagano, Armando Pompeo Aprile e Damiano Genovese non sono stati assolti?

Assolutamente no. Come ti dicevo, molto probabilmente per loro ci sarà un nuovo processo con un capo di imputazione diverso ma sempre con la ipotesi di reato che componessero un’associazione. Anzi per chiarirtelo meglio se hai un secondo ti leggo quello che in merito al perimetro del 416 bis hanno scritto nella famosa ordinanza i giudici: “Il sodalizio criminoso emerso all’esito dell’istruttoria ha avuto operatività dal dicembre 2018 (data in cui viene stipulato il patto tra Galdieri Nicola ed i Tretrè) fino all’ottobre 2019 (data in cui hanno esecuzione le misure cautelari). Provato è il metodo mafioso. L’intimidazione rivolta all’esterno dal sodalizio costituito dal gruppo di Galdieri Nicola e dal gruppo dei Tretrè è stata finalizzata a distogliere potenziali competitors dalla partecipazione ale aste giudiziarie, ni modo da assicurare al vittoria degli intranei all’associazione.
Il gruppo dei Galdieri ed il gruppo dei Tretrè si è adoperato per conseguire un comune “utile d’impresa”, ripartito secondo ipati associativi, mediante l’intimidazione dei concorrenti di mercato. È emerso nel processo il ruolo di vertici assoluti del sodalizio in capo a Nicola Galdieri, Forte Livia, Armando Aprile Pompeo, Genovese Damiano e Delo Russo Carlo, avendo gli stessi assunto, oltre a funzioni direttive di vertice, al qualità di promotori ed organizzatori dell’associazione, avendo di fatto stabilito il programma associativo ed operato delittuosamente per formare e consolidare il patrimonio su cui si radica il metodo sistematicamente sopraffattorio rilevato nel corso del processo”. E hanno aggiunto anche che: “Dimostrata nel processo è l’unione di forze tra il gruppo criminale rappresentato da NicolaGaldieri (soggetto che, pur non formalmente gravato da condanne per associazione di stampo camorristico ovvero per reati aggravati dall’art.416 bis c.p., è fratello di Galdieri Pasquale, vicino ai vertici del clan Genovese, stabilmente inserito ni circuiti di criminalità organizzata radicati sul territorio ed ha precedenti per reati contro la persona e contro il patrimonio) e dai suoi collaboratori Dello Russo Carlo(gravato da condanne per reati
contro la persona, in materia di armi, reati di estorsione ed altro) e Pagano Beniamino (già destinatario della misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, oltre che di condanne per reati di estorsione- una delle quali aggravata dalla circostanza di cui all’art. 71.203/91) con il gruppo criminale dei cd. Tretrè. Formidabile è il pactum sceleris stipulato dal Galdieri Nicola con Forte Livia, Forte Modestino ed Aprile Armando Pompeo i quali già godevano di una forza intimidatrice, di sistema, proiettata sul controllo del settore delle aste giudiziarie.I testi escussi in dibattimento hanno riferito del clima di sopraffazione , secondo cui “anche el pietre”, sapevano cosa accadeva nel settore delle aste), di assoggettamento ed omertà, rappresentato dalla costrizione ni cui venivano relegati soggetti estranei all’organismo criminale, come i debitori esecutati escussi nel corso dell’istruttoria, indotti per paura ad assumere comportamenti conformi alle pretese dell’associazione e comunque costretti a rapportarsi con i signori assoluti
delle aste. Il clima di intimidazione imposto dalla diffusività del sistema criminale rodato da Galdieri Nicola e Forte Livia con Aprile Armando Pompeo costituisce la riprova più autentica del potere dell’associazione dedito alle turbative d’asta ed alle estorsioni, caratterizzato da una presenza soffocante sul territorio di Avellino, cui consegue la rassegnata presa di coscienza che “le cose così devono andare” perché “da sempre così sono andate”, essendo inculcata nel sentire comune la paura del gruppo criminale.Definito è, altresì, il ruolo di Pagano Beniamino nella consorteria criminosa fin qui descritta, stante l’inserimento organico del predetto nella stessa, come stretto collaboratore di Galdieri Nicola (è la stessa Forte Livia a riferire, negli interrogatori, che Pagano e Dello. Russo erano uomini dei Galdieri, dichiarazione questa ampiamente riscontrata da tutte le emergenze processuali) valenza dimostrativa autonoma, quanto all’efficacia del contributo causale dallo stesso fornito al sodalizio assumono le conversazioni registrate tra il medesimo e Galdieri Pasquale (progr nn.2033, 2035,
2036)”.

Scusa ma io ho sentito i difensori, hanno detto che per un arco temporale così ridotto e solo dodici aste non si può parlare di monopolio?

Se hai un po di tempo libero, anche in questo caso hanno già risposto i giudici nella loro ordinanza, anzi proprio sul punto che è stato uno dei motivi più ricorrenti nelle arringhe difensive: “Quanto al tema sviluppato dalle difese in merito all’impossibilità di sostenere l’esistenza di una gestione monopolistica delle aste giudiziarie da parte dell’associazione camorristica formata da Galdieri, i suoi accoliti ed i Tretrè per l’esiguità delle procedure d’asta in relazioni alle quali sono state elevate le contestazioni dei reati di turbata libertà degli incanti, ritiene il Collegio che trattasi di argomentazioni prive di pregio. Ed invero, l’associazione in parola – si ribadisce – ha avuto operatività in un arco temporale ben delimitato (da dicembre 2018 ad ottobre 2019, data di esecuzione delle misure cautelari) e dall’ascolto delle intercettazioni sono emerse anche altre vicende su cui non sono stati svolti approfondimenti investigativi oppure vicende all’attualità”.

Eh, per fortuna che dovevi essere sintetico, scusa ma non hai nominato l’avvocato Antonio Barone e l’ingegnere Gianluca Formisano? Loro sono stati assolti?
“No, neanche loro sono stati assolti. Però rispetto alle accuse aggravate per gli altri, nonostante nella sua requisitoria il pm antimafia Woodcock avesse chiesto una riqualificazione a partecipiall’associazione, resta confermato il concorso esterno. Spero che sia l’ultima volta che devo rifarmi all’ordinanza letta ieri, ma per farti capire cosa è stato deciso e’ indispensabile che te ne legga un altro stralcio, giuro, stavolta breve: “In merito alle posizioni di Formisano Gianluca e Barone Antonio, per i quali il Pubblico Ministero chiedeva di operare la riqualificazione delle rispettive condotte da concorrenti esterni a partecipi dell’associazione, il Collegio ritiene che dale emergenze processuali sia chiaramente emerso che i predetti non erano organicamente inseriti nel sodalizio criminoso, di cui non condividevano il pactum sceleris e l’affectio societatis, solo apportando dall’esterno un fondamentale contributo del quale l’associazione criminale di volta in volta si avvaleva, per il tramite di Aprile Armando Pompeo, funzionale all’accrescimento dei guadagni e all’implementazione del programma criminoso sotteso alla consorteria”. Sono accuse molto ridimensionate rispetto alle richieste e alle contestazioni. Per entrambi pende ancora un procedimento connesso per corruzione in atti giudiziari, ma questa è un’altra vicenda”.

E allora perché sono stati liberati?

Perché la misura cautelare per cui erano detenuti, in gran parte dal novembre del 2020, Barone e Formisano a seguito dell’aggravamento della misura dei domiciliari a cui erano sottoposti, ha perso efficacia, visto che è venuto meno il capo di imputazione a loro carico. Molto probabilmente, l’eventuale nuovo processo davanti ai giudici di Avellino o davanti al Gup del Tribunale di Napoli in caso di abbreviato, lo sosterranno a piede libero.

Ma quindi ci sarà un nuovo processo? Sempre con lo stesso Collegio?

Verosimilmente, dopo che l’ordinanza sarà trasmessa alla Dda di Napoli, ci sarà una nuova iscrizione nel registro degli indagati e tutta la fase preliminare, ovvero l’ avviso di chiusura delle indagini e la eventuale richiesta di rinvio a giudizio. No, il Collegio non potrà essere lo stesso. Dei quattro Collegi delle Sezione Penale di Avellino solo due potrebbero essere quelli di questo Aste Ok bis, visto che il Collegio presieduto dal giudice Gian Piero Scarlato ha già deciso sul clan. Sono i Collegi presieduti dal giudice Lucio Galeota e Sonia Matarazzo.

Scusa ma allora non è vero che Forte e Aprile avevano dovuto subire la violenza dei Galdieri, così come hanno più volte sottolineato le difese?

Questo sarà sicuramente anche un tema del prossimo procedimento ed eventualmente del processo. Ma anche qui i giudici hanno hanno dedicato un passaggio della loro istruttoria e dell’ordinanza: Né sono emersi elementi di segno contrario al dato processuale fin qui illustrato, idonei ad accreditare al tesi prospettata dale difese ni merito all’asserita soggezione di Forte Livia ed Aprile Armando ale pretese del Galdieri Nicola, versione difensiva rimasta mera ipotesi del tuto sconfessata dalcompendio probatorio complessivamente acquisito in giudizio.

Ma quindi non è vero neanche che la “mafia” ad Avellino non esiste?

Questo non lo hanno detto neanche gli stessi difensori, per la verità. Però si è sostenuto che il gruppo non operasse con uno stile mafioso. Mi ero ripromesso di non usare molto l’ordinanza, ma devo per forza aggiungere un altro passaggio di quello che hanno scritto i giudici: Né risultano conferenti le argomentazioni esposte da talune dele difese ni sede di discussione ni merito all’inesistenza del fenomeno mafioso sul territorio di Avellino e provincia, non essendo lo stesso, secondo al prospettazione difensiva, riscontrabile nell’attualità, data anche l’assenza di sentenze passate in giudicato comprovanti l’operatività di sodalizi criminosi di stampo camorristico. Tale impostazione non coglie nel segno.
Vale in proposito considerare che, come ampiamente chiarito dalla Suprema Corte di Cassazione, la connotazione mafiosa, come pure quella camorristica, di un’associazione per delinquere inerisce al modo di esplicarsi dell’attività criminosa, onde è irrilevante che, sia pure a fini strategici, la stessa possa avere colegamenti con quele che potrebbero definirsi come “Case madri”, come la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta.
Tali entità, invero, non hanno realizzato un’unica organizzazione con struttura piramidale e verticistica, cui ricondurre el varie associazioni che operano in estensione territoriale sia nazionale che internazionale eccedenti i confini di insorgenza del fenomeno, ma costituiscono una pluralità di associazioni criminose, spesso in contrasto tra loro, pur richiamandosi ai metodi ed alla struttura mafiosa o camorristica (la questione, a livello interpretativo, è stata sviluppata rispetto al fenomeno delle cd. “mafie silenti”).

Va bene, ordinanza o non ordinanza ma chi l’ ha vinto questo processo?

Lo so che a voi piace sostanzialmente vedere in chiave agonistica il processo. Quella di Aste Ok e’ una partita che per ora consegna un dato chiaro: le tesi di un’associazione “ramo d’azienda” del Nuovi Clan Partenio dall’istruttoria non regge, praticamente è stata sconfessata. E quindi i difensori hanno scardinato da questo punto di vista l’impianto accusatorio costruito dalla Procura Antimafia. Per una lunga serie di reati fine c’è stata anche l’assoluzione. Per la famosa asta di Piazza Macello, quella che era stata scoperta grazie al contributo di Livia Forte c’è stata assoluzione dei due imputati, ovvero Guerra e Di Costanza. Per l’asta Montone, quella per cui erano state acquisite tra le altre le dichiarazioni della supertestimone Cerullo e’ stato assolto Mario Gisolfi. Il risultato pero’ deve tenere in considerazione anche la riqualificazione decisa dal Tribunale, su cui abbiamo ampiamente detto e anche alcune delle argomentazioni difensive che non sono state accolte. Insomma, per metà ha sicuramente prevalso la difesa, per l’altra bisognerà attendere.

Va bene ora non vuoi ammettere che sia un flop di Woodcock e delle indagini…

Guarda, appare abbastanza chiaro che la tesi della Procura per i giudici non ha trovato riscontro nella lunghissima istruttoria, come è altrettanto vero però che non è stato assolutamente detto che i fatti per come ricostruiti siano falsi, piuttosto siano stati inquadrati in un contenitore, il Nuovo Clan Partenio, non adeguato. Per cui ragionando per assurdo stavolta Woodcock e’ andato anche oltre, ipotizzando di aver scoperto il nuovo ramo di azienda del Nuovo Clan Partenio ha invece scoperto, molto probabilmente, una associazione autonoma dal clan ma che ha agito con metodo mafioso. Ora, so bene che è più facile scindere un atomo che un pregiudizio, per cui se vogliamo unirci alla moda del “Woodcock flop” facciamolo pure, sapendo però di non aver detto fondamentalmente una cosa vera e giusta

(Attilio Ronga e chiunque si identifichi nel lettore incuriosito dalla vicenda Aste Ok)