Aste Ok, prosciolta dal Gup di Napoli imputata nel processo stralcio

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AVELLINO- Prosciolta dall’accusa di concorso in turbativa d’asta aggravata dal metodo mafioso in concorso con Livia Forte, Damiano Genovese e Manlio Di Benedetto. Sul processo Aste Ok arriva la decisione in un fascicolo stralcio del Gup del Tribunale di Napoli Antonio Baldassarre, che lo scorso 27 aprile ha disposto il non luogo a procedere per A.D.V. classe 66, accusata di aver brigato insieme ai suoi coindagati per ottenere da debitrice esecutata, che la sua abitazione all’asta non finisse a terzi, con la mediazione di Damiano Genovese.

La sua posizione processuale era stata stralciata in occasione della richiesta di rinvio a giudizio del maggio 2021 firmata dal pm antimafia Henry Jhon Woodcock (nel corso dell’udienza preliminare il difensore della stessa, l’avvocato Enrico Matarazzo, aveva eccepito la nullità degli atti in quanto non aveva ricevuto notifica degli avvisi benché regolarmente costituito) , che ne aveva chiesto il rinvio a giudizio.

L’asta, grazie all’intervento di Forte e dello stesso Di Benedetto, che aveva rinunciato a partecipare, sarebbe stata aggiudicata nel settembre del 2019 a persone vicine alla donna. Una ricostruzione che però non è stata condivisa dal Gup, sulla base anche della memoria difensiva che il legale della stessa, l’avvocato Enrico Matarazzo ha proposto in sede di discussione dell’udienza preliminare.

Per il Gup intanto le intercettazioni, sulla quali é basata quasi totalmente la vicenda giudiziaria: “non fanno emergere elementi di prova tali da ricostruire, con ragionevoli possibilità di condanna, che la stessa abbia effettivamente tenuto una condotta riconducibile al reato in contestazione”. In particolare due elementi sono stati valorizzati nella sentenza del Gup depositata qualche giorno fa. In primis il fatto che la stessa imputata “non avesse a suo tempo alcun rapporto con gli altri soggetti coinvolti nella più ampia vicenda, relativa alle influenze indebite esercitate in vario modo dalla criminalità organizzata locale sulle procedure di vendite immobiliari all’asta disposte dal Tribunale di Avellino in sede di esecuzione immobiliare”.

Unica eccezione le conversazioni con Damiano Genovese “la cui conoscenza è da ricondurre esclusivamente a motivi di parentela”.
Lo stesso Genovese, in una intercettazione del settembre 2019, avrebbe fatto chiaramente capire che laddove l’offerta non fosse stata preceduta da una richiesta di visione dell’immobile “non possiamo fare nulla”. In secondo luogo il ruolo di Manlio Di Benedetto. La sua rinuncia ad occuparsi del bene non sarebbe legata ad un intervento dissuasivo ma ad una perdita di interesse. La stessa assenza all’incontro per visionare l’immobile sarebbe dipesa non da un atto “forzato” ma da una mera dimenticanza dell’appuntamento. Anche il Riesame aveva annullato per Di Benedetto quel capo di imputazione.

Nessun “prestanome” poi per l’aggiudicazione. Tutti elementi che hanno portato al proscioglimento della imputata.