Assolti dopo 22 anni dall’accusa di essere corrieri della droga per un clan casertano

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ARIANO IRPINO- Si dice spesso che la Giustizia e’ molto lenta ed arriva per alcuni imputati che magari da giovani hanno commesso reati (ovviamente non gravissimi e senza parti civili che anelano una risposta di giustizia) e successivamente hanno formato una famiglia e cambiato strada, come un fulmine a ciel sereno o meglio a sconvolgere una nuova vita. Un luogo comune? Ci sono anche storie reali, purtroppo, come quella di tre arianesi, che da ventitre’ anni attendevano una sentenza che determinasse il loro ruolo in una vicenda giudiziaria aperta nel 2001 che li vedeva accusati sostanzialmente di essere “corrieri” della droga per conto di un clan casertano. Ieri i giudici della Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione hanno messo la parola fine a questa odissea giudiziaria e annullato senza rinvio le due sentenze che li condannavano, accogliendo i motivi di ricorso posti alla loro attenzione in articolate memorie difensive del loro legale, il penalista Domenico Carchia. Ma quanti anni sono serviti per chiudere questo caso? Hanno atteso quindici anni per un processo di Appello, durato ben sette anni e almeno ventitré anni per una sentenza definitiva della Corte di Cassazione che di fatto ha annullato senza rinvio i due verdetti precedenti di condanna. Un incubo finito per tre imputati originari di Ariano, che nel caso di conferma del verdetto sarebbero finiti in carcere, visto che si tratta di un reato cosiddetto “ostativo”, per cui non ci sono misure alternative. L’accusa nei loro confronti era quella di partecipazione all’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti nell’ambito del clan Di Grazia, organizzazione operativa nell’area aversana. Nel 2001 a seguito di intercettazioni e di dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia erano stati raggiunti da un fermo di pg, convalidato e successivamente annullato dal Riesame. Per i tre, all’epoca dei fatti giovanissimi,tutti difesi dal penalista arianese Domenico Carchia, si apre un procedimento che non avrebbero mai potuto immaginare si sarebbe chiuso a distanza di ventitré anni.

LA VICENDA

Il Tribunale di Benevento, il 3 ottobre 2012, condannava B.F., B.A. e S. D. alla pena di anni 6 e mesi 9 di reclusione perché li riteneva responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito delle sostanze stupefacenti.
Affermava la loro responsabilità anche per la detenzione dello stupefacente.
Alcuni degli imputati erano, infatti, accusati di aver effettuato dal dicembre 2001 al giugno 2002 diversi acquisti di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente dal clan Di Grazia attivo nei paesi nell’aversano. La Corte di Appello di Napoli, VI sezione penale con sentenza del 17 novembre 2023 confermava la condanna e riduceva la pena ad anni sei e mesi sei di reclusione.La Corte territoriale evidenziava che a carico degli imputati vi erano i contenuti delle intercettazioni telefoniche, i plurimi arresti in flagranza di reato operati all’epoca dei fatti nonché le dichiarazioni accusatorie dei collaboratori di giustizia rese peraltro da uno dei due in videoconferenza da una località segreta. Riteneva tutti e tre gli imputati essere stati, in particolare, i corrieri del sodalizio criminoso. Il solo giudizio di appello iniziava il 4 ottobre 2016 per concludersi dopo ben 18 udienze.L’avvocato Domenico Carchia aveva proposto dunque ricorso per Cassazione per tutti gli imputati per vizio di motivazione e travisamento dei fatti lamentando anche la mancata valutazione della credibilità dei collaboratori di giustizia. La Corte Suprema di Cassazione, VI sezione penale, accogliendo gli articolati ricorsi proposti dalla difesa, ha annullato la sentenza della Corte d’Appello senza rinvio e ha posto definitamente fine ad una vicenda giudiziaria che, dopo l’applicazione delle misure cautelari avvenuta nel 2002, è durata oltre 22 anni. Grande soddisfazione è stata manifestata dall’avv. Domenico Carchia per aver ottenuto l’accoglimento di tutti i ricorsi e per aver evitato anche un nuovo giudizio di appello.Ora la parola fine e la soddisfazione espressa dal loro difensore, l’avvocato Carchia per un verdetto arrivato a spazzare via l’incubo per i suoi assistiti, che si erano sempre professati innocenti rispetto all’accusa di avere concorso alle attività del sodalizio criminoso.

Aerre