Assolta perchè “il fatto non sussiste”, l’ex Ministro De Girolamo si sfoga sui social: “chi aveva sbattuto il presunto mostro in prima pagina, oggi rimane in silenzio”

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Michele De Leo – Il giorno dopo l’assoluzione nel processo su appalti e consulenze esterne della Asl di Benevento, l’ex Ministra Nunzia De Girolamo pubblica un lungo sfogo sulla sua pagina Facebook in cui non manca qualche frecciatina nei confronti di chi aveva sbattuto il presunto mostro in prima pagina e, oggi, “non dedica neanche una riga alla sentenza di assoluzione perchè il fatto non sussiste”. La sentenza di assoluzione è stata pronunciata dai Giudici del Tribunale di Benevento dopo tre ore di camera di consiglio. La Procura sannita aveva chiesto per l’ex Ministro una condanna a 8 anni e 3 mesi di reclusione. Secondo i pubblici ministeri, la De Girolamo aveva fatto parte di un “direttorio” in grado di condizionare le decisioni della Azienda sanitaria di Benevento in merito a nomine e appalti per raccogliere consenso. Gli otto imputati del processo sono stati tutti assolti “perché il fatto non sussiste”. Oltree alla De Girolamo, sono stati assolti gli ex collaboratori Luigi Barone e Giacomo Papa – per i quali erano stati chiesti sei anni e nove mesi – l’ex direttore della Asl Michele Rossi, gli ex direttori amministrativo Felice Pisapia, sanitario Gelsomino Ventucci, del budgeting Arnaldo Falato. Assolto pure il sindaco di Airola Michele Napoletano, per il quale già la Procura aveva chiesto l’assoluzione. “Ieri sera – si lascia andare l’ex Ministro sulla sua pagina Facebook – in un attimo mi sono passati avanti sette lunghi anni: incredulità, lunghe chiacchierate, paura, incontri con gli avvocati, pianti ininterrotti, sofferenza. Sette anni con un sorriso sempre a metà. Ogni gioia non è mai vera gioia. Ieri un tribunale mi ha assolta, perché il fatto non sussiste, da accuse infamanti. Io, che ho predicato e praticato sempre umiltà ed onestà, mi sono ritrovata in pochi giorni con accuse e capi d’imputazione molto gravi. Che mai avrei, nemmeno minimante, potuto immaginare. Quelle accuse, nell’ordine, hanno provocato: le mie dimissioni da ministro pur non essendo ancora indagata; la devastazione della mia vita politica e anche personale; il saccheggio sistematico delle mie vicende familiari e finanche intime. Ho atteso la sentenza, in silenzio, per rispetto della magistratura. Mai una parola sui social. Mai una parola, anche se spesso avrei voluto essere un fiume in piena”. La De Girolamo ha sottolineato che “mi sono sempre difesa nel processo, mai dal processo”, rimarcando la sua piena fiducia nel lavoro della Magistratura. “Chi aveva fatto – aggiunge – nel solo mese di Gennaio 2014 ben tredici prime pagine, oggi rilega la sentenza a pagina 10, con sette righe e una fotografia da ingrandire. C’è chi ha fatto anche peggio: dopo mesi, anzi anni di articoli infamanti, oggi non spende nemmeno una parola. Nemmeno una riga. Nulla assoluto. Incredibile! Se tutto ciò fosse accaduto nella Prima Repubblica, o forse solo venti anni fa, quando non esistevano social o testate giornalistiche online, ancora oggi nel pensiero comune sarei stata una criminale. Una con una sfilza di accuse, poi rivelatesi tutte completamente infondate. Dopo una assoluzione piena, sarei stata considerata con un profilo etico e morale non idoneo e limpido. Ed è la cosa che poi mi avrebbe fatto male”.