Associazione Per, le proposte per il rilancio dello sviluppo irpino

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Proprio in questi giorni stiamo assistendo alla ripresa del dibattito su proposte e progettualità per lo sviluppo della nostra provincia. Progetto Pilota ed Area Vasta sono elementi del futuro sviluppo. Nello spirito dell’associazione PER ci sembra necessario superare ogni mero esercizio di protagonismo a tutti i costi per avanzare idee realisticamente cantierabili.

Ci sembra che quanto emerso per il Progetto Pilota dell’Alta Irpinia sia troppo simile ai proponimenti del dopoterremoto. Occorre far emergere pregi e difetti di quei territori ricavandone opportunità e innovazioni, proprio nello spirito della normativa di riferimento. Siamo concreti. La politica non è riuscita e non può né creare sviluppo né innescare meccanismi virtuosi perché l’area del Progetto Pilota diventi tout court il Nordest.

Partiamo da quello che, ci piaccia o no, c’è in quell’area. La 219 e l’art.32 ci hanno “regalato” aree industriali e Pip più o meno funzionali sottoutilizzati per troppi motivi (da infrastrutture mai terminate, a mission aziendali improbabili, a precisi disegni delinquenziali di imprenditori avventurieri e tanto altro). Proprio i casi virtuosi esistenti (da Acca a Ema a Ferrero ad Altergon fino a Zuegg) che ricadono o meno nel territorio del Progetto Pilota, hanno dimostrato che lo sviluppo industriale in Irpinia è possibile con ricerca ed innovazione, oltre che (è il caso del comparto vitivinicolo) grazie alle vocazioni locali.

Perché non ripartire da questo concetto? La geografia dell’Alta Irpinia può essere un’opportunità. Le “valley” che caratterizzano quel territorio non possono essere alvei naturali di filiere di consorzi, di reti, chiamatele come volete, di aziende di alta specializzazione ed innovazione? Il centro di ricerca, del resto, potremmo averlo a pochi km, a Fisciano con uno degli atenei meridionali più attivi e produttivi di brevetti (da informatica ad ingegneria ambientale, agroalimentare, chimica…). E perché non l’Alta Irpinia per lo sviluppo di tecnologie di riciclo ed energia? No a distese di pale eoliche o discariche, si ad imprese innovative che non siano invasive. Dobbiamo ripensare al governo delle produzioni autoctone attuali.

Le vocazioni del territorio, dal turismo all’agro-alimentare alle risorse ambientali, sono fonti reddituali indispensabili, ma possono diventare altro. I nostri prodotti non possono essere schiacciati nella logica industriale dei grandi numeri. Alla politica il compito di valorizzare verso l’alto il marchio Irpinia. Pensiamo all’Alta Irpinia come il primo mattoncino di un nuove politiche di sviluppo. Il marketing territoriale deve essere realtà. In una regione che offre il proprio sguardo strabico, anche con le risorse pubbliche, verso le coste, bisogna considerare che quelle zone sono attrattive essenzialmente per pochi mesi all’anno.

L’Alta Irpinia, e l’Irpinia, sono territori con una fruibilità ambientale per 365 giorni, una grande opportunità. Favoriamo microimprese per dare servizi al turismo, offriamo ricettività diffusa con i centri storici, riempiendoli di turisti, favoriamo la diversificazione della nostra offerta (enogastronomia, ambiente, storia, religione, sport, ma anche eventi da collegare o gemellare). Facciamo nascere iniziative di incoming, perché il mercato dell’accoglienza e ricettività, che spetta ai privati, senza domanda non può essere mero frutto di finanziamenti a pioggia… Ma l’innovazione e la valorizzazione delle potenzialità esistenti deve essere l’obiettivo del Progetto Pilota. Per la formazione, l’attenzione va posta alle esigenze dei territori.

Agroalimentare e turismo sono campi inesplorati. Perché non investire in formazione specifica (possono essere scuole, ma anche consorzi di enti pubblici e privati come avviene altrove) e far partire il volano per la nascita di nuove imprese? Il sistema trasporti dell’Alta Irpinia va ripensato, ridisegnando l’offerta. Per fare questo vanno individuati snodi e punti critici dell’attuale sistema, integrando la gomma con il ferro creando mini hub territoriali. Il nodo della sanità deve risolvere la problematica delle emergenze, della scomparsa o carenza di presidi sanitari.

Non può essere oggetto di un Progetto Pilota, ma affrontata con nuovi strumenti. Se il ricorso alla telemedicina sembra essere il mantra per coprire territori isolati o desertificati sotto il profilo dei servizi sanitari, altro potrebbe essere il ricorso ad un nuovo modello di organizzazione. Proprio quell’area si presta all’ausilio dell’alta formazione. Non si può trascurare la partita delle riabilitazioni con una vocazione all’accoglienza di pazienti anche non irpini.

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