Pubblichiamo l’intervento del dott. Gianni Petrulio, ex responsabile del servizio ADI (assistenza domiciliare integrata) del distretto sanitario di Avellino della Asl. Il punto di vista ed il contributo di un competente professionista del settore utile per comprendere le questioni vere dell’emergenza determinata dal vertice dell’azienda sanitaria. “Assistenza Domiciliare Integrata : un patrimonio da salvaguardare La storia dell’assistenza domiciliare integrata in provincia di Avellino è iniziata nel 1997, ancor che un piccolo nucleo di medici, proveniente dal Day Hospital geriatrico dell’Ospedale Moscati, costituito all’inizio solo da due unità ,compreso chi scrive,decise di andare sul territorio dell’ASL AV2 per affrontare una nuova sfida: trasferire l’esperienza ospedaliera e dare vita ad una rete di assistenza e di servizi capace di poter curare, presso il proprio domicilio la popolazione anziana senza ingolfare l’Ospedale ,con grande giovamento per gli utenti stessi , perché circondati dalle cure e dall’affetto della famiglia. Fu quella esperienza forse la prima in Campania ed una delle poche dell’intero Centro Sud. All’inizio non fu facile,perché tale servizio , ancor che sconosciuto era visto con diffidenza anche dagli stessi medici di famiglia che temevano di essere scavalcati del proprio ruolo e del controllo dei propri assistiti. Ma nel corso degli anni e pur con i suoi limiti e difficoltà,questo tipo di assistenza si è andata pian-piano affermandosi , fino a diventare un punto di riferimento essenziale per i pazienti, le famiglie e gli stessi medici di famiglia, che si sono resi conto di avere uno strumento fondamentale per la cura e l’assistenza delle persone anziane, disabili, oncologiche. Da allora molti passi in avanti si sono fatti, e L’ADI si è radicata profondamente nello scenario dell’Assistenza della nostra provincia, diventando un vero e proprio Ospedale territoriale. Alla luce di quanto sta accadendo in questi ultimi tempi, con la sospensione di tale servizio, ciò ha davvero dell’ inverosimile oltre che del miope. Non si può, a mio avviso, giustificare l’interruzione di un servizio di cosi vitale importanza con lo sforamento del Budget , quando poi sono stati restituiti alla regione decine di milioni di euro di avanzo. Purtroppo tutto ciò è stato reso possibile in virtù di un peccato originale ,di cui la politica ha pesantissime responsabilità,di una legge che ha dato un potere smisurato ed indiscusso ai Manager che hanno gestito e continuano a gestire il territorio come un affare privato, decidendo a proprio piacimento della salute, dei bisogni della popolazione e delle carriere dei dipendenti. Come si può, in un momento cosi drammatico che attraversa il nostro paese , restringere ulteriormente spazi di assistenza cosi vitali per una popolazione già stremata dalle difficoltà economiche e distruggendo quel poco che resta dello stato sociale. Parlare di destra e sinistra alla luce dei mutamenti e delle trasformazioni che hanno attraversato la nostra società lascia il tempo che trova , tuttavia questo tipo di visione e di amministrazione della cosa pubblica fa parte di un liberismo integralista che trae le sue radici da questo ultimo ventennio di gestione del potere politico,che a mio avviso è sicuramente di destra nel senso storico della parola, senza voler ricorrere a termini un po’ più lontani nel tempo. Chi ha la responsabilità di gestire processi così importanti sul territorio , che riguardano la tutela della salute ancora di più delle persone fragili e anziane con gravi problemi di disabilità, dovrebbe avere la capacità di guardare oltre il perimetro della propria poltrona e non vivacchiare in quel sottobosco politico in cui sono stati reclutati. Non si può, rispetto ad un aumento esponenziale delle patologie oncologiche in Campania e anche nella nostra Provincia, sospendere il servizio a tali pazienti, liquidando l’argomento con uno sforamento del budget o demandando la cura e l’assistenza di tali patologie all’ Hospice oncologico di Solofra, come se con i suoi sedici posti potesse fronteggiare un’emergenza così importante. Hospice, che in questi ultimi tempi, sembra essere diventata un po’ la panacea per tutte le problematiche, tanto che quasi tutti i giorni compare qualche articolo di giornale o uno spot televisivo che ne decanta la sua funzione( per carità obiettivamente importante ma non certamente esaustivo) il che da un lato fa un po’ sorridere e dall’altro stimola qualche riflessione. Non si può chiedere al personale sanitario e in particolare ai medici di diventare dei contabili, e i contabili non possono sostituirsi ai medici che sono quelli che tutti i giorni sono a contatto con il dramma dei pazienti e delle famiglie. In tutto ciò vedo uno smarrimento dei valori civili più elementari che sono alla base di una società normale, ed un cinismo istituzionale finalizzato esclusivamente all’autoconservazione del proprio ruolo. Immaginare che dall’alto possa arrivare una soluzione a questa situazione, è pura utopia per il semplice fatto che in alto non c’è niente. Sta nella capacità di costruire un forte movimento di opinione, il più ampio possibile, per potere sperare di invertire questo percorso di degrado istituzionale. Ognuno deve fare la propria parte , le famiglie, i sindacati, la politica (quella vera) , i medici di medicina generale, l’ordine dei medici la cui funzione primaria è quella di tutelare il diritto alla salute dei cittadini. Solo in questo modo si potrà salvaguardare, difendere e arricchire questa importantissima rete di assistenza che è l’assistenza domiciliare integrata, costruita faticosamente e lentamente in questi anni con lo spirito di sacrificio di tutti gli operatori che hanno creduto profondamente in questa sfida e che è diventata una realtà e un punto di riferimento fondamentale per la sanità Irpina”.