Cinquecentonovanta pagine, frutto del lavoro di 180 ricercatori. Alla sua tredicesima edizione, il rapporto Osservasalute 2015 è certamente la più grande raccolta e analisi di dati sullo stato di salute degli italiani e sulla qualità dell’assistenza nelle nostre regioni. Dove la devoluzione ha di fatto delineato sanità diverse, se non per regione almeno per macro-aree del paese.
Che Italia viene fuori dal maxi-rapporto dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane? Un ritratto di un paese sempre più vecchio, oltre un italiano su 5 ha più di 65 anni, con anziani e grandi vecchi in crescita, e un boom di ultracentenari, triplicati dai 5650 casi del 2002 ai diciannovemila del 2015.
Per la prima volta l’aspettativa di vita sta diminuendo. Oggi i cittadini della Campania hanno un’aspettativa di quattro anni in meno di vita rispetto a chi vive nelle Marche o in Trentino. Abbiamo perso in 15 anni i vantaggi acquisiti in quaranta. E se è vero che l’Italia ha uno dei migliori sistemi sanitari al mondo, questo vale però solo per una minoranza di italiani.
E ancora: la spesa pro capite più alta è in Molise (2226 euro), la più bassa in Campania (1689). Diminuisce anche il disavanzo sanitario nazionale, passando da 1,744 miliardo di euro del 2013 agli 864 milioni del 2014. Una buona fetta di cittadini è costretta a ricorrere alle proprie tasche per assicurarsi visite ed esami.
“Quello che più colpisce del rapporto – dichiara a Repubblica Alessandro Solipaca, segretario scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane – è il consolidamento delle diseguaglianze: abbiamo divari territoriali sempre più consistenti e le regioni del Sud, che hanno i finanziamenti pro capite più bassi per la spesa sanitaria, sono quelle che invece stanno peggio, in termini di mortalità e di speranza di vita, e dovrebbero avere più stanziamenti”.