L’INTERVISTA/ “Tutti sapevano e nessuno ha voluto dire nulla”

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Urla, pianti, bambini in preda al panico.

Le immagini scioccanti mostrate ieri mattina dagli agenti della Questura di Avellino sul caso dell’asilo degli orrori della città capoluogo irpina hanno subito fatto il giro dei media nazionali.

Una scena già vista in tante parti d’Italia, come abbiamo provato a raccontare in questo articolo, che ha suscitato lo sdegno nella maggior parte delle persone.

Abbiamo provato a fare chiarezza sulla vicenda, ascoltando l’opinione dell’avvocato Tiziana Tomeo, presidente di CamMiNo – Camera Nazionale Avvocati per la Famiglia e i Minorenni.

Avvocato, quale la sua opinione sull’ultima vicenda di cronaca che ha visto al centro delle attività delle forze dell’ordine i presunti maltrattamenti ai danni dei piccoli dell’asilo di Valle ad Avellino?

“Dalle immagini video delle telecamere nascoste si evince che i presunti maltrattamenti avvenivano anche in spazi aperti della scuola e non solo nelle aule. Il tutto, dunque, sarebbe avvenuto alla luce del sole. Ecco perché è impensabile che tutti gli altri presenti nella scuola non abbiamo mai saputo nulla di quanto accadeva, è impensabile che nessuno si sia mai reso conto dei pianti dei bimbi che venivano seguiti e percossi anche nei corridoi”.

Dunque?

“La realtà amara è che forse tutti sapevano e che nessuno ha voluto dire nulla. Il perché è presto detto. Oggi viviamo un disgustoso bilanciamento di interessi tra il conservare il posto di lavoro e il far prevalere l’interesse verso le categorie più deboli. Ed in questa odioso battaglia, a soccombere sono quasi sempre queste ultime. Qualcuno potrebbe obiettare sulla severità delle maestre del passato ma occorre guardare al contesto odierno. All’epoca, le nostre famiglie erano più unite, lo ius corrigendi era diverso. Oggi le famiglie sono spesso lacerate dalle separazioni e da altre problematiche, ed in questa realtà vanno ad incidere altre situazioni laceranti collaterali come quelle della sopravvivenza per il posto di lavoro. Il risultato? I luoghi deputati alla tutela, alla formazione e al sostegno delle categorie deboli diventano il luogo dove si genera il mostro. E chi è più preparato, chi è più formato a tutelare il debole diventa il carnefice. Gli adulti, nel caso di Avellino, si sono rivelati omertosi ed è questo che scuote le coscienze”.

Cosa occorre fare perché episodi del genere non si ripetano più?

“Parlo da mamma e da madre dico che in passato mi sono ritrovata ad affrontare una situazione analoga denunciando per tempo il problema agli organi preposti. Da genitore dico che se avessi avuto il sentore di quello che stava accadendo in quella scuola, avrei subito tolto mio figlio da quell’istituto. La denuncia resta l’elemento principe in questa lotta. Ma una volta denunciato, occorre che gli organi preposti agiscano immediatamente perché le presunte violenze rischiano di marchiare col fuoco le piccole vittime che sono gli uomini e le donne del domani”.

E’ ipotizzabile che nell’eventuale processo che si terrà, possano essere chiamati a testimoniare proprio i bambini?

“Parliamo di bambini di una fascia di età compresa tra i tre e i cinque anni, dunque troppo piccoli per essere sentiti. E’ pur vero però, stando a quanto riportato dagli organi di stampa, che la maggior parte dei bambini avrebbe riferito di situazioni e vicende molto simili tra loro, frasi o disegni che in qualche maniera lasciano intendere quanto stesse accadendo in quella scuola. Comunque, anche questi sono piccoli segnali, piccoli dati da tenere in conto”.

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