Botta e risposta. Attacchi e controffensive. Il clima infuocato creatosi attorno al rinnovamento del Consiglio d’Amministrazione del Consorzio Asi non accenna a raffreddarsi. Dopo le invettive congiunte del centrosinistra, infatti, prende parola l’Udc, partito al centro delle polemiche:
“Da giorni sfilano i grani del pallottoliere per rendersi conto che le truppe cammellate sono ormai un sogno sbiadito che è durato poco più di un’estate e per realizzare che ora possono contare solo su di uno sparuto manipolo di irriducibili, tenuti insieme dal rancore degli impotenti. E’ questo il ruolo che oggi si assegnano i dirigenti del Partito Democratico della provincia di Avellino. Quello che è accaduto in occasione del rinnovo dei vertici dell’Asi altro non è che una ordinaria vicenda amministrativa basata sui numeri in una normale dinamica democratica. Nulla di più. Ma il Pd irpino non si dà pace e trascorre notti insonni a vergare carta bollata. E con la memoria corta di chi non ha storia e non ha futuro, vanno blaterando di trasformismo dilagante, di spietata sete di potere, di trasversalismo imperante. Lo sostiene ad esempio il segretario provinciale del Pd, Caterina Lengua da Cervinara, tralasciando il dettaglio irrilevante di essersi alleata proprio con il PdL quando si è trattato di eleggere il sindaco del suo Comune. Non solo, in quella lista si è candidata e ha anche perso. E ora pensa di poter fare la morale a qualcuno, in particolare al sindaco Tangredi che a Cervinara non era più del Pd e all’Asi, invece, avrebbe dovuto continuare ad esserlo. E va oltre il segretario Lengua: nel tentativo di spiegare questa astrusa teoria del trasformismo si fa aiutare dal senatore Latorre che, informato evidentemente male, si produce in valutazioni strampalate. E che dire del senatore De Luca? Ha macinato chilometri e chilometri per ribadire la vocazione maggioritaria sua e del suo partito e oggi si lancia in spericolati appelli alla responsabilità? Troppo tardi, senatore. E’ stato proprio il capoclasse del Pd irpino a travolgere il CdA dell’Alto Calore Servizi, ai tempi della battaglia iconoclasta, perché bisognava mandare a casa gli infedeli. Perché l’ha fatto? E’ stato proprio lui a dirlo in quell’occasione: chi è maggioranza deve governare. Ebbene, oggi la maggioranza non ce l’hanno più. Hanno perso per strada consenso, rappresentanza e la fiducia delle comunità irpine. L’Unione di Centro, invece, dal 2008 ad oggi, da una posizione di estrema difficoltà e di pochissima convenienza, è riuscita a conquistare terreno grazie alla credibilità di chi ha animato questo percorso. Nessuno può farcene una colpa, tanto meno chi, in quel delicato passaggio, armò i suoi uomini in una crociata sciatta e volgare. Come rabdomanti di provincia cercavano l’oro del potere, adesso sono rimasti a bocca asciutta e urlano alla luna. Più dì una volta abbiamo proposto loro, anche quando eravamo maggioranza, forme d’intesa nella gestione degli enti. Non hanno avuto orecchie e oggi sono rimasti senza motore e senza benzina. Adesso il tentativo scomposto di rifarsi una verginità mostra gli evidenti limiti di chi è politicamente sprovveduto e crede di poter campare sull’ingenuità della pubblica opinione. Dicono che il passaggio amministrativo del 15 e 16 maggio potrebbe alterare gli equilibri in seno all’assemblea dell’Asi. A questo punto consigliamo di riprendere di nuovo tra le mani il pallottoliere. I fulgidi dirigenti del Pd si facciano due conti. I numeri dell’assemblea dell’Asi possono solo peggiorare per loro, su questo non c’è dubbio. Infine, ci sia consentita un’ultima riflessione. In politica valgono le idee ed i numeri. Su questo terreno il Pd irpino non può che soccombere. Prima di andarsi a trovare nemici fuori dalle mura di casa propria, a questo sparuto manipolo di irriducibili consigliamo di prendere consapevolezza dei propri limiti e della propria inadeguatezza. Solo così potranno pacificarsi la coscienza, se ancora ce l’hanno”.
Redazione Irpinia
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