Estate. Tempo di vacanze, tempo di mare. Siamo nel momento più atteso da tutti…o quasi. Secondo l’American Psychiatric Association, infatti, il due per cento della popolazione mondiale, a causa di uno shock vissuto durante un viaggio, ad esempio un incidente, ha sviluppato la fobia delle ferie. Lo studio, inoltre, è stato completato anche da alcune tecniche di autocontrollo utili a superare il panico. Già, panico. Perchè chi soffre di “travel-phobia” si ritrova con palpitazioni, tremori, difficoltà di respirazione, sensazione di perdita di controllo insomma tutte le emozioni che si provano in caso di reale pericolo.
AEREO, INSETTI, SPAZI APERTI – Una delle paure blocca-vacanze più frequenti è la fobia dell’aereo: una recente ricerca greca ha dimostrato che solo nel sei per cento dei casi all’origine c’è una brutta esperienza in volo, gli altri temono l’aereo «a prescindere», uno su dieci senza aver mai volato. Le cose non vanno meglio agli agorafobici che non tollerano gli spazi aperti, ai germofobici che passano il loro tempo a pulire e pulirsi, a chi teme l’acqua e rifugge mare, laghi e torrenti, a chi è terrorizzato dagli insetti e considera off-limits qualunque destinazione dove possa trovarne qualcuno.
NON SOLO FOBIE – “Alle fobie dobbiamo poi aggiungere l’ansia sociale e quella ossessiva — spiega Stefano Pallanti, psichiatra e direttore dell’Istituto di Neuroscienze di Firenze —. La vacanza ha un forte impatto sociale, implica un confronto col mondo esterno: chi è molto ansioso può temere di perdere il controllo di sé e degli spazi attorno. Alcuni non smettono di pensare alla possibilità che accada qualcosa di grave a casa, altri appena arrivati a destinazione devono ricreare un ambiente quanto più possibile simile al proprio. Fobia e ansie sociali hanno caratteristiche neurobiologiche diverse — prosegue Pallanti —. L’ansioso va in allarme, ma reagisce mettendo in atto comportamenti di superamento delle difficoltà. La fobia invece è una sensazione fisica di terrore, quando la si prova si può solo fare marcia indietro: non a caso nel cervello del fobico l’attività del lobo frontale si riduce, a indicare che il paziente non riesce a sfruttare strumenti cognitivi per organizzare una risposta e superare il problema”.