Marco Imbimbo – «23 voti favorevoli, 6 contrari e 3 astenuti». Il responso alla fine della votazione, letto dal Presidente Ugo Maggio, sancisce la fine dell’amministrazione Ciampi. Il Consiglio Comunale, chiamato ad esprimersi sulla mozione di sfiducia, non lascia scampo al primo cittadino, al termine di una seduta dove non sono stati risparmiati attacchi al sindaco a cui si associavano parole di stima per la persona.
Una sfiducia, però, che si sarebbe potuta evitare se il primo cittadino avesse attuato un rottura forte: dichiararsi indipendente e azzerare la Giunta stesso in Aula. Non è avvenuto. Né è servito a nulla l’appello del sindaco a rinviare la mozione in attesa della discussione sul dissesto. Dopo sarebbe nato «un governo di condivisione», annuncia Ciampi in Aula senza, però, riuscire a convincere il fronte della sfiducia che, invece, si è allargata passando da 19 a 23 consiglieri.
Una seduta dove, oltre alle critiche, non sono mancate le difese d’ufficio a Ciampi, da parte dei consiglieri pentastellati insieme a qualche attacco alla stampa, ma anche discussioni che hanno tirato in ballo facebook, perché dopo la parziale apertura del sindaco, sul suo profilo compare un post dai toni opposti (poi cancellato e quindi rimesso). Passando pure per una “città ostaggio di un Movimento che pensa solo a se stesso”, come hanno denunciato in molti. Una giornata in cui, insomma, è successo di tutto, anche il tentativo finale in extremis di Ciampi di provare a dimettersi prima della votazione sulla sfiducia.
Ad aprire la discussione è stato il presidente Maggio leggendo il testo della mozione, in cui si ripercorre quanto accaduto in questi mesi con un’amministrazione che viene definita «immobile», passando per i rifiuti del sindaco alle proposte di collaborazione di qualche gruppo consiliare «preferendo adottare una linea di scontro voluta da tutto il Movimento 5 Stelle», dichiara la mozione che ricorda anche quelle line programmatiche votate solo da 9 consiglieri.
Il sindaco Ciampi ha provato a smontare il capo d’accusa, chiedendo anche di aspettare che si concluda l’operazione verità. «Il dissesto può essere il punto d’inizio», spiega Ciampi annunciando che subito dopo avvierà «un discorso di dialogo e condivisione del governo cittadino». Ma non fa breccia, perché una parte dell’Aula gli risponderà di dimostrare subito la sua autonomia, in pratica smarcandosi dal Movimento e da Carlo Sibilia che, nel corso dei vari interventi, verrà definito come il vero «manovratore», ma anche come il “vero vincitore”.
A pesare come un macigno sulla testa del sindaco è quel clima di scontro a cui ha dato vita sin da subito, come sottolinea Leonardo Festa (Mai Più) ricordando anche l’episodio delle vele: «Avete offeso chi credeva nella democrazia». Mentre Lorenzo Ridente ha tentato una difesa dell’amministrazione, definendo come «falso» quanto scritto nella mozione perché «sono state fatte molte cose, come aprire Tunnel e Ponte della Ferriera, mettere i contenitori per gli oli esausti e visitare le case popolari di Valle».
A fare da contrappeso, però, arriva il responso di Alfonso Laudonia, autosospesosi dal gruppo 5 Stelle che, per amore della città, chiede al sindaco «di dimettersi e ricostruire tutto in questi 20 giorni». Enza Ambrosone (capogruppo Pd) dopo aver accusato l’amministrazione di aver deluso innanzitutto l’elettorato pentastellato, parla di un sindaco che «invece di ascoltare la discussione in Aula, pensa ad attaccarci su facebook», riferendosi a un post che, subito dopo verrà rimosso, per poi ricomparire. «I 5 stelle, invece di pensare a risolvere i problemi della città – prosegue Ambrosone – hanno preferito amministratore con un joystick virtuale. Finora avete dato l’idea del ragazzino con il joystick che gioca a Play Station. A questo gioco, il gruppo Pd dice game over».
Per Nicola Giordano invece la presenza in Giunta dei pentastellati «era fine a se stessa e la volevate giustificare individuando nemici che non ci sono. Avete portato avanti progetti di Foti spacciandoli per vostri».
I giudizi negativi all’amministrazione non si sprecano con Cipriano che ribattezza il governo del cambiamento come «il governo del cambia-niente. Tutto quello che era sbagliato prima, lo è ancora adesso. Dovevate essere il governo della rivoluzione della normalità e dell’ordinario, ma io da cittadino avellinese non ho mai vissuto 5 mesi meno ordinari di questi. Ogni giorno ci avete riservato una sorpresa poco piacevole».
Inoltre svela all’Aula i tentativi last minute di Ciampi di evitare la sfiducia, parlando di «telefoni bollenti nelle ultime ore e quando accade ciò vuol dire che si sta promettendo qualcosa». Non va per il sottile nemmeno Dino Preziosi che, oltre ad elencare tutto il non fatto dall’amministrazione, sottolinea come «Le quattro pratiche che avete portato finora in Aula ve le abbiamo dovute correggere noi, perché erano tutte sbagliate», mentre Ciampi viene definito come «la sintesi di questa amministrazione e ha tutte le responsabilità per avere ingabbiato la città, per questo lo sfiduciamo. Non ha avuto nemmeno la dignità di Pizzarotti di distaccarsi dai suoi presunti leader».
Contrario alla sfiducia, invece, la Lega, come spiega Morano annunciando la sua astensione per ragioni politiche a una mozione che fa «il gioco di quale manovratore occulto del Movimento che ha sempre voluto che si arrivasse a questo». Ines Fruncillo, invece, usa parole di affetto nei riguardi di quel Ciampi persona che «continua a difendere un Movimento che, invece, lo sta strangolando. Ce l’abbiamo messa tutta per dare una mano al sindaco, ma non è stato possibile». Anche Stefano Luongo che, al pari di Forza Italia, aveva teso una mano all’amministrazione qualche mese fa, inverte la rotta e va verso la sfiducia. «Il post apparso questa mattina, la linea politica del Movimento 5Stelle, adesso mi porta a votare la mozione. Se il Sindaco vuole continuare la sua operazione verità si dimetta, prenda le distanze dal Movimento, e parli ai cittadini».
Non è mai stata in discussione, invece, la posizione del gruppo “Davvero”, come spiega Gianluca Festa: «Bisogna mettere fine a questa agonia. In campagna elettorale parlavate di cambiamento, poi è diventato “cambia-tento”, poi il “cambia-lento”, poi il “cambia-niente”. Infine il “cambia-pento”. La gente che prima ci diceva di far governare Ciampi, ora ci chiede di mandarlo a casa. Perché non si governa con la pancia, gli slogan non hanno pagato. Senza competenza, esperienza, conoscenza della macchina amministrativa, della città e dei conti non si governa».
Una seduta lunga, dunque, e anche molto dura per Ciampi che, al termine della discussione, ha chiesto una sospensione per parlare in privato con i capigruppo. Richiesta respinta, dobbiamo votare la sfiducia. È stata la risposta. E alla fine sono arrivati 23 “sì” alla mozione. Dopo appena 5 mesi si chiude l’esperienza 5 Stelle al Comune di Avellino. Ora arriverà il commissario prefettizio, chiamato a scegliere tra dissesto o pre-dissesto. A fine maggio, invece, gli avellinesi saranno chiamati ad eleggere una nuova amministrazione.