Ariano – Solimine contrario all’abolizione delle comunità montane

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Ariano Irpino – Il presidente della Comunità Montana Ufita, Giuseppe Antonio Solimine, esprime l’assoluta contrarietà verso l’ipotesi, avanzata dall’assessore regionale Antonio Valiante, di trasformare le Comunità Montane in unioni di comuni, “perché quella indicazione mortificherebbe il lavoro svolto fino a questo punto dai territori montani, i quali, pur vivendo una condizione di sofferenza economica e sociale, sono riusciti a tutelare e rafforzare le specificità locali ed a difendere il rapporto che esiste tra gli enti montani e le aree di competenza”. Valiante vorrebbe modificare profondamente il processo di riordino delle Comunità Montane avviato dall’assessore regionale Andrea Abbamonte, “stravolgendone i principi fondamentali intorno ai quali era stata avviata una discussione di merito molto seria e serena, che aveva a riferimento l’esigenza della revisione della legge regionale sull’ordinamento delle Comunità Montane, senza intaccarne l’esistenza e l’ossatura organizzativa. Chiedendo la trasformazione degli enti montani in unioni di comuni, l’assessore Valiante rilancia il ruolo dell’Anci ed espone le zone montane al rischio di ulteriori sofferenze, che potrebbe condurre alla cancellazione di interi territori. Io non so se Valiante sia sereno nell’affrontare la questione ed imparziale nell’indicare la strada da percorrere per procedere al riassetto degli enti montani, considerato che il figlio fa parte proprio dell’Anci”. Giuseppe Solimine, stronca sul nascere le iniziative messe in campo da Valiante e chiede che si riparta dal lavoro svolto in sintonia con Abbamonte. “Il progetto di massima stilato dall’assessore Abbamonte – precisa Solimine – faceva perno su un principio fondamentale: la modificazione dei criteri da adottare per la classificazione dei comuni montani, attesa la presenza di alcune anomalie da eliminare. Erano stati così introdotti i metodi dell’altitudine media che i comuni avrebbero dovuto registrare per essere ritenuti montani; della identità territoriale, che consentiva il superamento del limite secondo il quale una Comunità Montana non può far parte di due province; del rispetto delle potenzialità territoriali tra comuni definiti attigui; della necessità di definire le prerogative delle Comunità Montane in tema di esercizio associato di funzioni e servizi comunali. La discussione era finalizzata ad eliminare dagli enti territoriali tutto ciò che oggettivamente non aveva alcuna attinenza con la montagna – aggiunge Solimine – per evitare che le energie e le risorse, anche economiche, andassero nel calderone causando un danno ai piccoli comuni effettivamente montani. Lo spirito della norma è quello di ridurre lo svantaggio in capo alle popolazioni che abitano le zone interne e la riforma avviata da Abbamonte andava verso quella direzione”.

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