Genetica: Ariano spicca il volo. Il 12 marzo sarà inaugurato il centro di ricerca nel quale saranno concentrate tutte le attività della Biogem (Biotecnologie e Genetica Molecolare del Mezzogiorno). Un progetto nato grazie alla creazione di una società consortile tra Cnr, stazione zoologica Dhorn, Università Federico II di Napoli ed Enti territoriali. Obiettivo: quello di rilanciare la ricerca scientifica in campo biomedico e concentrarla in un’unica sede. L’annuncio è stato dato dal presidente della Biogem, Ortensio Zecchino insieme ai Rettori delle Università di Bari (Giovanni Girone), Benevento (Aniello Cimitile) e Foggia Antonio Muscio). Numeri di non poco conto: un centro dalla superficie di 7mila metri quadrati, 15 laboratori utilizzati ed uno stabulario con la capacità di circa 40mila organismi marini a servizio dei laboratori locali e di altri centri di ricerca. Ma non solo. Le Università di Bari, Benevento e Foggia hanno infatti deciso di realizzare un corso di laurea magistrale in Scienze genetiche a numero chiuso limitato a soli 30 studenti. Una scelta, quella relativa alla creazione del centro, che rimarca tre elementi di assoluta innovazione: innanzitutto la struttura si pone come una delle più avanzate nel settore della biomedicina. In secondo luogo si offre un grande contributo alla vivacizzazione del sistema di ricerca e di alta formazione nel Mezzogiorno. ‘Dulcis in fundo’, si realizza una dei primi casi di sinergia tra i vati atenei per conseguire livelli qualitativi più alti. Un modello che per Ortensio Zecchino non rappresenta certo una novità. L’iter, basato sulla sinergia tra atenei, era infatti una delle caratteristiche peculiari della riforma del sistema universitario varata dallo stesso Zecchino, allora Ministro dell’Università. La struttura del Tricolle è stata organizzata in maniera tale da avere la parvenza di un vero e proprio campus universitario. I 30 giovani ammessi al corso potranno risiedere all’interno del centro e avranno la possibilità non solo di seguire le lezioni e di partecipare alle attività di ricerca ma anche di usufruire di una serie di spazi e di servizi pensati esclusivamente per il tempo libero. “Puntiamo – ha spiegato Zecchino – ad un coinvolgimento totale degli studenti. Per questo nel centro sono state realizzate strutture alternative. Un esempio concreto della riforma che fino ad oggi non aveva avuto alcuna applicazione pratica: un modello di cooperazione tra le Università che stanno imparando a spingersi oltre i propri singoli confini per puntare sulla qualità che nasce da una forte collaborazione”. Una qualità, dunque, garantita anche dalla partecipazione al progetto di personaggi di spicco quali Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini che sarà la madrina inaugurale del 12 marzo. Intanto la Biogem guarda oltre: le potenzialità del centro sono infatti notevoli e passano attraverso contatti già stabiliti con alcune università straniere dove sarà possibile effettuare master di alta specializzazione in bioinformatica.
La parola agli esperti
Ortensio Zecchino, presidente Biogem
“Un centro che vanta un obiettivo lungimirante anche in virtù del fatto che nasce su un territorio che presenta lacune dal punto di vista del ‘sapere’. Il nostro fine è quello di coinvolgere il maggior numero di enti per permettere al centro di affermarsi come il più grande polo scientifico del Mezzogiorno. Insomma, quello che otto anni fa era sono un progetto, oggi diventa realtà”.
Aniello Cimitile, Rettore dell’Università del Sannio
“Si tratta di un passo importante per offrire una maggiore offerta formativa agli studenti. L’Università del Sannio è già presente ad Ariano attraverso un master e dal prossimo anno riprenderà anche l’attività nel settore delle biotecnologie. Alta formazione, ricerca e utilizzazione delle conoscenze: saranno questi tre elementi a fare la differenza”.
Antonio Muscio, Rettore dell’Università di Foggia
“Il segreto della ricerca risiede nel voler raggiungere obiettivi ambiziosi. Solo questo può far uscire il territorio dall’isolamento. Abbiamo intenzione di alzare il livello culturale della nostra terra e lo faremo attraverso la ricerca e un impegno che coinvolgerà i diversi atenei. Un progetto che parte da lontano ma i cui risultati sono già vicini”.
Giovanni Girone, Rettore dell’Università di Bari
“Non bisogna demonizzare l’esportazione di cervelli. Se uno studente raggiunge alti livelli sono orgoglioso perché vuol dire che i docenti hanno svolto bene il proprio lavoro. Nel centro ci saranno circa 15 laboratori sviluppati in tre settori di ricerca: quella oncologica, quella cardiologica e quella delle malattie genetiche”.