Ariano Irpino, detenuti con problemi psichici: il sindacato lancia l’allarme

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Ariano Irpino, detenuti con problemi psichici: il sindacato lancia l’allarme. Il segretario del sindacato di polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo, prende spunto da una vicenda di pochi giorni fa: un detenuto di nazionalità rumena rimesso in libertà dal carcere Campanello di Ariano che avrebbe potuto provocare una strage lungo la statale 90, terrorizzando i passanti contro i quali ha scagliato di tutto.

“L’ulteriore conferma che nelle carceri ci sono troppi detenuti con problemi psichici che vanno curati altrove”, afferma Di Giacomo, evidenziando che sono 750, secondo il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, i detenuti in lista d’attesa per fare ingresso in una della trentina di Rems ma sono decisamente molti di più quanti hanno problemi psichici.

Il tempo medio di attesa è di 304 giorni, con regioni come Sicilia, Puglia, Calabria, Campania e Lazio in cui l’attesa arriva fino a 458 giorni. Le regioni con più detenuti in attesa sono la Sicilia con circa 140 detenuti, la Calabria con 120 e la Campania con 100. La percentuale più alta dei detenuti con disturbi psichiatrici soffre di nevrosi; il 30% di malattie psichiatriche collegate all’abuso di droghe e di alcool; il 15% di psicosi. La nostra forte sollecitazione – che ci deriva
dall’impossibilità come personale penitenziario di assistenza a queste tipologie di reclusi – trova ampi sostegni nella comunità medico- scientifica, primi fra tutti psichiatri e psicologi.

Difatti il 13% del totale della popolazione detenuta ha una diagnosi psichiatrica grave, in numeri assoluti significa oltre 7 mila persone. Con queste persone particolarmente fragili sia nel 2021 che nel 2022, la media di assistenza psichiatrica e psicologica si attesta intorno alle 10 ore settimanali ogni 100 detenuti per gli psichiatri e intorno alle 20 ore settimanali ogni
100 detenuti per gli psicologi.

“È arrivato il momento – afferma Di Giacomo – che la presenza di “detenuti psichici” si affronti nei modi e con gli strumenti più idonei, erché il carcere non può diventare il “ghetto sociale” nel quale liberarsi di persone con specifiche problematiche sino ai suicidi anch’essi numerosi tra detenuti mentalmente fragili. Se invece si continua a tenere in carcere persone con problemi mentali si scarica sul personale penitenziario ogni responsabilità, oltre ai rischi per il loro comportamento in tanti casi aggressivo, oppure come nel caso di Ariano Irpino, una volta in libertà sono un pericolo per tutti”.