Archiviata la delusione, i lupi tornano in campo a Campobasso: comincia un nuovo campionato

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Michele De Leo – Neanche la possibilità di digerire il boccone amaro del pareggio al 94esimo, per l’Avellino è già tempo di tornare in campo. Archiviato il girone di andata con un deludente – almeno per quelle che erano le aspettative e le dichiarazioni della proprietà alla vigilia della stagione – sesto posto, i lupi devono provare a invertire la tendenza per evitare di chiudere il campionato nell’anonimato. Molto dipenderà dal mercato di gennaio, ma è fondamentale che la squadra recuperi quella cattiveria e quella “garra” che, per molti tratti del girone d’andata, sono mancate all’undici di Piero Braglia. La distanza di nove punti dalla capolista è importante ma non incolmabile. Nonostante le lacune di una rosa costruita male e la presenza di calciatori che si sono trasformati, ben presto, da valore aggiunto a oggetto misterioso, la squadra ha dimostrato di avere le qualità per competere con le primissime della classifica. Nomi a parte – su tutti Bari ma anche Palermo, Taranto, Foggia, Catanzaro – il girone C del campionato di terza serie si è rivelato molto più scarso dal punto di vista tecnico rispetto a quelle che erano le previsioni della vigilia. Per questo, la dirigenza irpina deve mordersi le mani per non aver investito – da subito – quando fatto intendere con le dichiarazioni estive, mentre gli operatori di mercato dovrebbero fare mea culpa per una sessione che avrebbe dovuto assicurare al tecnico toscano elementi molto più utili ed adeguanti al campionato di vertice che i tifosi si aspettavano. Da Sbraga a Scognamiglio, da Plescia a Mastalli passando per Gagliano, Messina e pure Mignanelli, il mercato ha regalato ai biancoverdi giocatori poco funzionali o, comunque, infortuni a parte, poco utili, tanto che il tecnico ha deciso di schierarli con il contagocce. Se a questo si aggiunge che alcuni calciatori – anche per la confusione sulla questione contratti che ha finito per alimentare la tensione nello spogliatoio – non hanno reso come lo scorso anno, è facile comprendere i motivi per i quali l’Avellino non è andato oltre il sesto posto, anche se ad appena due lunghezze dalla piazza d’onore. Il tecnico Braglia non è esente da responsabilità, soprattutto per avere faticato a trovare la quadratura del cerchio. E’, però, inutile recriminare e soffermarsi a riflettere su quello che poteva essere e non è stato. Oggi, per l’Avellino, comincia un nuovo campionato: i lupi devono recuperare la giusta dose di concentrazione e cattiveria, la società – c’è da starne certi – farà il resto. Il cammino è in salita e la distanza dalla capolista è significativa. Uno stimolo in più per provare a far bene e tentare una risalita tutt’altro che impossibile.