Per la Lonardo il divieto di dimora è stato esteso anche ai comuni che si trovano in prossimità della regione, tra cui Latina, Frosinone, Isernia, Campobasso, Foggia e Potenza. A seguito di un’operazione congiunta del comando provinciale di Caserta e della Guardia di Finanza di Napoli i militari hanno eseguito altri 17 divieti di dimora e sei misure interdittive che vietano di esercitare l’impresa e la professione nei confronti di politici, dirigenti della pubblica amministrazione, professionisti e imprenditori campani, coinvolti a vario titolo, dicono le fonti.
L’indagine, coordinata dalla Sezione reati pubblica amministrazione della Procura di Napoli, avrebbe accertato, tra l’altro, dicono le fonti, l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata a una serie di truffe, falsi, abusi d’ufficio, turbative d’asta e concussioni, commessi nell’ambito della gestione di appalti pubblici, concorsi finalizzati all’assunzione di personale e affidamento di incarichi professionali nella pubblica amministrazione.
I provvedimenti, secondo le fonti, arrivano dopo gli sviluppi dell’indagine che aveva portato già agli arresti domiciliari la presidente Lonardo e al coinvolgimento del marito, l’ex ministro di Grazia e Giustizia Clemente Mastella, al quale è stato recapitato oggi un avviso di chiusura indagine, per quell’inchiesta.
Dopo quella vicenda Mastella diede le dimissioni dall’incarico, causando di fatto la crisi del governo Prodi. Al figlio dei coniugi Mastella, Pellegrino, è stato invece recapitato un avviso di garanzia.
Tra i destinatari dei provvedimenti di divieto di dimora anche Mario Scarinzi, attuale sindaco di Vitulano, e in precedenza direttore generale dell’Azienda Sanitaria Locale di Benevento. Secondo quanto si è appreso, sono coinvolti nell’inchiesta,anche il consuocero di Mastella, Carlo Camilleri, che è anche segretario generale dell’Autorità di Bacino sinistra Sele, e il consigliere regionale dell’Udeur Campania, Nicola Ferraro .
In tutto gli indagati sono 63, mentre sono 25 le persone sottoposte a misure cautelari.
Spunta la ‘super parcella’ – Un milione e 300 mila euro, a tanto ammonta la super parcella liquidata ad uno degli indagati. Secondo gli inquirenti la persona in questione è stata beneficiata dall’Asl di Benevento di una consulenza su un argomento ‘non chiaro’, come lo definisce la stessa Procura di Napoli. Una ricompensa ricevuta “dopo aver dispiegato per il partito (l’Udeur, ndr) la sua presunta intermediazione con gli organi di giustizia amministrativa in una controversia elettorale relativa alle comunali di Morcone (Benevento)”.
Alla Asl tuttavia non risulta alcuna documentazione relativa alla consulenza ma solo il pagamento delle parcelle. Secondo la Procura, il beneficiario della frode, “congiunto di un esponente di vertice del sodalizio”, ha ottenuto la super parcella con una “truffa” ai danni del consorzio di bonifica di Sessa Aurunca (Caserta) e della Regione Campania. L’importo è stato liquidato in relazione a presunti lavori di ristrutturazione della rete di adduzione dell’impianto irriguo di Cellole, sempre nel Casertano.
Servizi informatici e appalti irregolari all’Arpac – Nel corso delle attività investigative – secondo quanto chiarito nell’ordinanza – è stata evidenziata l’esistenza di gravissime irregolarità nell’aggiudicazione dell’appalto-concorso per la ristrutturazione degli uffici della sede dell’Arpac di Benevento. L’appalto, come chiarito attraverso le intercettazioni, “appariva gestito solo formalmente dai pubblici ufficiali competenti, mentre in concreto vedeva come referente centrale il progettista beneventano che, congiunto dei vertici del partito, prima pilotava l’appalto e poi disponeva a suo piacimento delle varianti in corso d’opera e dei pagamenti dei lavori”.
Altra vicenda ha riguardato il rinnovo del contratto per la gestione dei sistemi informatici dell’Arpac. In sostanza, “… anziché procedere a regolare gara pubblica, si rinnovava illegalmente, di volta in volta, l’appalto medesimo. Ulteriore settore imprenditoriale che interessava il sodalizio era quello dell’installazione dei sistemi automatici di rilevamento delle infrazioni stradali. In un primo tempo, i vertici dell’organizzazione sponsorizzavano, e ottenevano, la nomina di un nuovo comandante della Polizia Municipale di Benevento, orientato all’installazione dei meccanismi. Successivamente il comandante aggiudicava l’appalto per l’istallazione dei fhotored ad una ditta casertana, che, a seguito di accurate indagini, è risultata di fatto gestita, e comunque collegata a soggetti legati da rapporti d’affari a strettissimi congiunti dei vertici del sodalizio”. In questo caso, grazie alla forte opposizione dell’Assessore competente, la Giunta non ratificava l’operato del Comandante.
Secondo la Procura, attraverso un accordo, ritenuto “fraudolento”, fra imprenditori-sodali e amministratori pubblici e attraverso la “simulazione di una gara pubblica” nella sostanza inesistente, veniva stipulato un accordo preliminare di vendita per l’acquisto della nuova sede napoletana dell’Arpac, che, “con enorme sperpero di denaro pubblico – circa 20 milioni di euro – avrebbe dovuto insistere su di un suolo da bonificare di cui erano titolari gli imprenditori-amici. Grazie a documentazione compiacente – chiarisce l’ordinanza – fornita dagli amministratori amici, gli imprenditori riuscivano ad indurre in errore funzionari del Comune di Napoli che rilasciava, indebitamente, un permesso a costruire a titolo gratuito che consentiva agli imprenditori un indebito risparmio di circa 700.000 euro, connessi all’omesso versamento degli oneri di costruzione ed urbanizzazione. Solo un successivo intervento degli Uffici competenti della Regione Campania riusciva a sventare, attraverso il mancato inoltro dei necessari finanziamenti, la conclusione dell’affare”. Nel corso delle attività investigative è stata evidenziata l’esistenza di “… gravissime irregolarità nell’aggiudicazione dell’appalto-concorso per la ristrutturazione degli uffici della sede dell’Arpac di Benevento. Anche questo appalto, come palesato dalle intercettazioni, appariva gestito solo formalmente dai pubblici ufficiali competenti, mentre in concreto vedeva come referente centrale il progettista beneventano che, congiunto dei vertici del partito, prima pilotava l’appalto e poi disponeva a suo piacimento delle varianti in corso d’opera e dei pagamenti dei lavori”.
Raccomandati – In un file rinvenuto nel computer sequestrato dalla Guardia di Finanza nella segreteria dell’ex direttore generale dell’Arpac, Luciano Capobianco, compaiono 655 nominativi e la maggior parte sono accompagnati dalla segnalazione di un esponente politico, dell’Udeur ma non solo, che li avrebbe raccomandati. Il documento costituisce uno degli elementi principali intorno a cui ruota l’inchiesta della procura di Napoli coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco. “Si tratta – recita l’ordinanza del gip Alfano – di raccomandati veri e propri che rispetto ad altri aspiranti privi di sponsor, disponevano della segnalazione di un referente politico che determinerà, nella maggior parte dei casi l’assunzione in violazione delle norme”. In alcuni casi è emerso che le segnalazioni venivano inviate dai soggetti interessati dal fax in uso allo stesso esponente politico di riferimento, in altri casi il curriculum sarebbe stato scritto a matita proprio dal politico.
I nomi dei coinvolti e le misure cautelari
Arresti domiciliari
Luciano Capobianco, ex direttore generale dell’Arpac
Divieto di dimora in Campania
Sandra Lonardo
Fernando Errico capogruppo dell’Udeur in Regione
Nicola Ferraro, consigliere regionale dell’Udeur
Antonio Fantini, ex segretario regionale dell’Udeur
Valerio Azzi, imprenditore
Carlo Camilleri imprenditore
Ruggero Cataldi ex direttore amministrativo dell’Asl di Benevento
Giuseppe Ciotola, imprenditore
Bruno De Stefano, direttore generale dell’Asl di Benevento
Arnaldo Falato, dirigente dell’Asl di Benevento
Carmelo Lomazzo, dirigente dell’Arpac
Massimo Menegozzo, dirigente dell’Arpac
Massimo Palmieri, imprenditore
Francesco Polizio, dirigente Arpac
Mario Scarinzi, ex direttore generale dell’Asl Benevento e sindaco di Vitulano
Divieto di dimora nelle province di Benevento, Caserta e Napoli
Bartolomeo Piccolo, imprenditore
Divieto di dimora nelle province di Benevento e Napoli
Giustino Tranfa, imprenditore
Antonio Zerrillo, ingegnere
Divieto di esercitare l’impresa e la professione per gli imprenditori
Gaetano Criscione, Francesco Di Palma, Fabrizio Merolla, Claudio Rossi, Fabio Rossi, e per il libero professionista Antonello Scocca.