E’ trascorso un anno da quando, il 29 ottobre 2014, in una fredda mattina d’autunno, il cuore di Antonio Sibilia, autentico monumento della storia del calcio ad Avellino, smise di battere.
Una storia, quella dell’imprenditore di Mercogliano, contraddistinta dal lavoro e dagli affetti più sinceri, come quello per l’Avellino calcio che, fino all’ultimo giorno, ha sempre considerato una sua splendida creatura.
Difficile dargli torto, considerando che Antonio Sibilia e la società biancoverde erano quasi coetanei, essendo separati, alla nascita, da appena 8 anni.
La passione per il calcio l’ha sempre avuta il “Commendatore” che, negli anni ’70 salì in sella al club biancoverde portandolo, per la prima volta nella storia, in serie B da presidente e, poi, nel 1978, addirittura nella massima serie da dirigente, prima di riprendere i comandi assoluti nel 1981.
Con lui alla guida l’Avellino conquistò tre salvezze consecutive, entrando di diritto tra le nobili del calcio italiano, prima che don Antonio lasciasse la presidenza.
Un amore mai interrotto del tutto, quello con il club della sua provincia, che riesplose prepotentemente nel 1994, dopo aver superato non senza strascichi la parentesi più amara della sua vita, quella che lo vide coinvolto in vicende giudiziarie che fecero scalpore.
Sibilia si “riprese” il suo Avellino e lo condusse subito in serie B, facendo tornare a sognare un’intera provincia. A quel biennio, che ridiede entusiasmo ad un piazza ormai rassegnata ad un ruolo da comprimario nel panorama calcistico nazionale, fece seguito, poi, un anonimo quinquennio in terza seria.
In quasi trent’anni “sul campo”, Sibilia è diventato sinonimo di un certo modo di vivere ed intendere il calcio, un modello oggi superato ma anche rimpianto e a cui in tanti, da Zamparini a Lotito tanto per fare dei nomi, si sono ispirati.
Modi burberi ma corretti, che hanno lasciato il segno in chiunque lo abbia incrociato sulla sua strada.
Dai dirigenti delle società sportive ai calciatori fino all’ultimo dei suoi collaboratori, sia in ambito calcistico che professionale.
Tutti, di Sibilia, ricordano principalmente il grande cuore e la lealtà, quella che veniva sancita da una poderosa stretta di mano, forte più di qualsiasi contratto.
Un personaggio entrato, di diritto, nella storia del calcio italiano, le cui gesta restano sempre vive anche grazie ai numerosi aneddoti, alcuni reali altri frutto di leggende, che si tramandano di generazione in generazione, rendendone imperituro il ricordo.
Nel giorno del primo anniversario della sua scomparsa, la famiglia riabbraccerà quanti hanno sinceramente voluto bene ad Antonio Sibilia nel corso di una messa di suffragio, che sarà celebrata nella Chiesa di San Modestino, a Mercogliano, alle ore 17.30.