Solofra – “Era la più bella, mi aveva promesso di farmi un regalo: quello di laurearsi con 110 e lode”. E’ la testimonianza rilasciata dalla madre di Antonella, ancora scossa da un dolore che l’accompagnerà per tutta la vita. “E io ci credevo visto la sua caparbietà e l’ amore per lo studio”. Poi un passaggio sull’ex convivente: “Lui era molto geloso perché le mie figlie mi davano tutto. Avevo detto ai carabinieri di possedere una pistola. Non gli è stata tolta, perché? Mia figlia quella mattina per proteggermi mi aveva detto ‘ti accompagno io al lavoro non preoccuparti, poi vado da mia sorella Milena’ – una breve pausa e scuotendo il capo riprende – neanche una bestia avrebbe fatto questo”. A parlare poi è la sorella Milena, sposata e madre di due gemelli. “E’ stata una morte atroce quella di mia sorella. Stava per laurearsi e diceva sempre che era la prima della famiglia a farlo. Le è stata negata anche questa gioia. Mia sorella diceva che il suo futuro la vedeva proiettata lontana da Solofra”. Chiosa dicendo: “Lui minacciava sempre di uccidere tutta la famiglia”.
ATTESA PER L’AUTOPSIA SUL CORPO DELLA 23ENNE
Si procederà probabilmente venerdì mattina all’esame autoptico sul corpo della giovane Antonella Russo, la 23enne assassinata dal convivente della madre. Antonella, come era solita fare, aveva accompagnato la madre al lavoro quando si è imbattuta, dall’altro lato della strada, in Antonio Carbonara, meccanico di Nusco, vedovo e con figli. Persona con la quale non andava d’accordo secondo le voci, anzi non accettava una relazione della madre con l’uomo. Il convivente della madre ha atteso il solito tragitto della ragazza e così si è consumata la tragedia. Ha estratto una pistola e ha fatto fuoco per quattro volte dal finestrino opposto a quello di guida, colpendo la giovane sia al capo che sul corpo nella convinzione, come ha sostenuto nella sua confessione, di colpire la madre della ragazza. Un lungo interrogatorio alla presenza dell’avvocato Innocenzo Massaro in cui sono emersi dettagli senza dubbio importanti dal punto di vista giuridico ma quasi irrilevanti per una opinione pubblica che non guarda ai cavilli della legge ma all’ingiustizia che ha messo fine ad una giovane vita.