Non si dimetterà per “rispetto nei confronti delle istituzioni”. E così il neo presidente della Commissione Vigilanza Rai il senatore Riccardo Villari, nonostante gli interventi di Gianfranco Fini, Renato Schifani e del premier Silvio Berlusconi che lo hanno invitato ad abbandonare, nonostante l’espulsione dal Pd continua la “sua” battaglia di resistenza e tiene in “scacco” l’intero sistema politico. Nel vocabolario di un democristiano la parola dimissioni non esiste e così restano in piedi le motivazioni di Villari che ha ricordato ai più, “l’errore di valutazione della situazione politica che ha ridotto nel pantano politico l’elezione del presidente della commissione di Vigilanza, bloccandone l’attività per sei mesi e vanificando ben 46 votazioni. Un danno grave per gli italiani, privati dell’organo di garanzia sul servizio pubblico, danneggiati per l’assenza di un Cda della tv pubblica (pagata dai cittadini) che fosse nel pieno dei propri poteri, colpiti nelle garanzie di pluralismo. Comunque vada a finire, la fotografia di queste ore è desolante. Per uscire dall’impasse, ci vorrebbe un gesto d’orgoglio con l’abbandono definitivo del tavolo di trattative Rai. Già la televisione, luce ed ombra del sistema italiano. Non serve alla politica il giudizio espresso dai cittadini che in un recente sondaggio hanno espresso il pio “desiderio” di una Rai privatizzata con gli italiani liberati dal pagamento del canone e chiedendo al ceto politico di affrontare e parlare di più della grave crisi economica piuttosto che della… benedizione dei vari conduttori. Forse il senatore Villari si ritiene offeso per come è stata gestita l’intera situazione. Per la verità anche noi nell’ascoltare gli interventi di Fabrizio Cicchitto: “… il problema Villari lo deve risolvere il Pd..” Veltroni che chiede a Berlusconi “di risolvere il problema..” Il dubbio a questo punto si insinua nella mente: Chi, come, dove, quando e innanzitutto perché. PERCHE’ si arriva a tanto? Come dobbiamo giudicare il braccio di ferro tra un senatore della Repubblica che sfida tutte le alte cariche istituzionali, dai presidenti delle Camere a Palazzo Chigi e i vertici dei partiti? L’Italia dell’abolizione delle preferenze e delle scelte calate dall’alto è anche questa. Basta un “no grazie”, un segno di ribellione con relativo scacco matto a Veltroni e Berlusconi e davvero viene in mente lo slogan …”Tutto…di più”. Mò “so problemi vostri”, viene in mente di dire…poi ci accorgiamo che purtroppo sono “sempre…nostri”. I riflessi romani chiaramente hanno delle implicazioni anche in Irpinia, territorio con forti radicamenti democristiani alle prese con altre…ribellioni e puntate settimanali di fiction e miscellanee di veleni ben dosate a secondo delle vittime di turno. Anche qui, nel territorio delle cento città e dei borghi dei filosofi, vale il detto: “ Un vero dc non si dimette mai”. Siamo testimoni che è vero, è proprio vero: nessuno, ma proprio nessuno si è mai dimesso ( al massimo, ti sfiduciano per farti dimettere…) e nemmeno lo farà per i prossimi anni. E considerato che tranne qualche rarissima eccezione, siamo tutti figli ed eredi di democristiani del passato con rapporti consolidati attraverso strane relazioni e matrimoni anche imposti dalla parentela, il futuro a questo punto ci appare davvero grigio. Come s’addà fa pè campà???
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