L’analisi – Difesa ermetica e gol a grappoli: il menù anticrisi fa svoltare l’Avellino

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Pazzo Avellino. Soltanto così si può definire una squadra che per mezz’ora abbondante gioca un brutto scherzetto di Halloween – a pochi giorni dall’invasione di costumi e usanze importate a vagoni dall’America il riferimento ci sta tutto – ai propri tifosi, salvo poi servire il dolcetto liberandosi di tutte le paure che la pressione del risultato aveva fatto addensare come una nube tossica sul “Partenio-Lombardi”. Fischi, mugugni, malumori: tutto spazzato via dalla premiata ditta del gol che non ti aspetti sull’asse Tavano-Mokulu.

Vittoria doveva essere e vittoria è stata alla fine. La svolta è arrivata nonostante l’Avellino sia riuscito nell’impresa di complicarsi la vita contro una squadra imbottita di seconde linee e con ben otto uomini nuovi rispetto alla precedente partita con il Crotone. Almici ha fatto il bello e cattivo tempo sulla fascia destra, facendosi rimpiangere a tutto spiano, Petagna è sembrato a tratti immarcabile e addirittura Berrettoni tra le linee è ringiovanito di qualche primavera. Il 4-3-1-2 di Petrone meglio di quello di Tesser nei primi due terzi del primo tempo, poi lo show micidiale biancoverde che ha annichilito tutti i buoni propositi dei terribili ragazzi ascolani orfani di capitan Antonini, dell’uomo simbolo Giorgi e di bomber Cacia.

Insomma l’Avellino aveva bisogno di un episodio pur giocando male, episodio arrivato direttamente dal cielo dove Mokulu è salito per impattare l’angolo al bacio di Tavano. Minuto numero 39, gol di testa su calcio d’angolo: un film già proiettato a La Spezia con attore protagonista Jidayi e la regia di Insigne dalla bandierina. E’ stata la scossa per l’Avellino che ha chiuso i conti poco dopo con Tavano che si è messo in proprio liberando la linguaccia. Il tris fortunoso di Gavazzi ha messo il sigillo su una partita in cui è girato davvero tutto dalla parte dei lupi: dal gol scacciapensieri all’autogol.

Valore inestimabile per la classifica e per l’autostima del gruppo a parte, il 3-0 all’Ascoli racchiude una miriade di dati incoraggianti per l’Avellino in termini statistici. La difesa è tornata a non subire gol come aveva fatto proprio in occasione della prima affermazione casalinga contro il Modena. La settima, o meglio l’ottava considerando l’infortunio in corso d’opera di Rea, linea difensiva proposta in stagione da Tesser ha archiviato indenne il match nonostante acciacchi e defezioni dell’ultimo momento. Autorevole Biraschi sulla fascia destra, in armonia i difensori centrali e più sicuro rispetto alle ultime uscite Visconti.

Inviolato e altamente prolifico. L’Avellino infatti si scopre quinto miglior attacco generale del torneo con quattordici brindisi in area avversaria frutto di un mix di marcature provenienti quasi equamente da centrocampo e attacco. Invidiabile il rendimento delle ultime quattro partite, quelle della striscia di risultati utili: otto realizzazioni con una media piena di due a gara. In casa, invece, è in vigore la legge del tre dal match con il Brescia.

E’ il solco scavato da Tesser e i suoi uomini per rompere con un avvio di campionato deludente ed incerto. L’Avellino dei sorrisi, quello di Tavano su tutti, ha finalmente dato un assaggio del suo potenziale incandescente rimasto per troppo tempo a covare sotto la cenere. Meglio tardi che mai e ad Halloween appuntamento a Terni. Senza incubi e col vento in poppa.

 

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