L’analisi – L’Avellino ha scelto come gioire: ritmo e transizione per affondare il colpo

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Il tris rifilato allo spavaldo Latina che riflette in pieno la personalità del suo allenatore, Mario Somma, ha consentito all’Avellino di archiviare la sconfitta di Crotone nella cartella “incidenti di percorso”. I lupi sono tornati alla carica trasformando a stretto giro le stalle in stelle e scacciando le nubi minacciose, interpretate come potenziale avvisaglia di un trend negativo.

L’Avellino aveva un solo modo per uscire dal campo con i tre punti in tasca, vale a dire impostare il proprio atteggiamento sull’intensità e sul ritmo da contrapporre al palleggio e alla qualità nella distribuzione della manovra che Tesser temeva dell’avversario. Aspettative e antidoti si sono rivelati azzeccati. L’Avellino ha scelto sin da subito la strada delle ripartenze agevolate dai suoi centrocampisti di gamba come Gavazzi e Bastien, interpreti di punta di un rombo d’acciaio nella tenuta fisica, ma all’occorrenza qualitativo in termini di proposizione.

Analizzare per credere. Le tre reti nascono tutte da rapidi ribaltamenti di fronte con Gavazzi sugli scudi. Nel primo caso, l’ex Ternana riceve da Nica abile ad addomesticare in un amen un rinvio della difesa avversaria; nel secondo, Biraschi sceglie la strada più efficare, vale a dire un lancio di quaranta metri per la progressione in campo aperto di Mokulu; nel terzo, Gavazzi si conferma maestro della transizione con un incontenibile assolo che dà il la all’ottava gioia stagionale tra campionato e coppa di Trotta. Modalità già sperimentata contro Livorno (vedi gol di Trotta), Brescia (vedi gol di Bastien), Spezia (le azioni di rimessa del secondo tempo), Ascoli (il gol di Tavano) e Ternana (il gol di Mokulu ed il secondo gol di Trotta).

E’ così che l’Avellino ha costruito le sue fortune offensive dell’ultimo periodo. Gli uomini di Tesser vantano il terzo miglior attacco del campionato al pari del Cesena (21) e alle spalle di Cagliari (27) e Crotone (22). Tuttavia rispetto alle squadre che si trovano nelle zone nobili della speciale classifica in questione, l’Avellino non ha trasformato (né tantomeno ricevuto a favore) calci di rigore. Senza considerare i tiri dal dischetto, la capacità realizzativa biancoverde sarebbe seconda soltanto a quella del Cagliari, andato a segno due volte dagli undici metri. Numeri destinati a lievitare con i rientri di Castaldo e Tavano.

Rimanendo nel campo delle statistiche, è altrettanto evidente il dato relativo alla difesa, la terza peggiore del torneo con 20 gol incassati. Un dato per la verità tornato attuale dopo il ragguardevole passivo di Crotone. A parziale discolpa del reparto arretrato, c’è la scure delle reiterate assenze che costringe Tesser a variare di frequente la linea difensiva. Contro il Latina, il tecnico di Montebelluna ha proposto il nono schieramento della stagione nelle retrovie con l’inedita ma efficace coppia centrale Biraschi-Chiosa.

Piuttosto il problema dell’Avellino si è rivelato la gestione della copertura sulle fasce, ancora una volta deficitarie con Visconti e Nica in balia dei rispettivi avversari, Acosty e Ammari. Il tema delle corsie laterali tornerà prepotentemente d’attualità anche in sede di mercato, a gennaio, quando la società vedrà costretta ad intervenire per tamponare in particolar modo la falla sulla destra, dove né Nitriansky né lo stesso Nica hanno convinto. In un campionato in cui la maggior parte delle avversarie  praticano moduli votati all’ampiezza e al gioco sugli esterni, un correttivo del genere diventa assolutamente una priorità.

 

 

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