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L’analisi – Avellino irriconoscibile: si salvi chi può e il salvabile

La Caporetto senza appello di Latina ha spazzato via le ultime speranze di colpo di coda da parte dell’Avellino in una stagione destinata a finire in archivio alla voce “transizione”. A giudicare il cammino biancoverde racchiuso in 34 giornate, tutti i rischi in tal senso si sono concretizzati con l’Avellino che ha fatto i conti con un’annata di riassestamento dopo la chiusura del ciclo triennale targato Rastelli.

Il momento storico però è delicato e impone riflessioni possibilmente lucide e consapevoli. L’Avellino a Latina ha toccato il fondo, dimostrando che al peggio non c’è davvero mai fine. I tre schiaffi rimediati senza la minima reazione bruciano ancora sul volto di D’Angelo e compagni, ma soprattutto su quello dei tifosi che ancora una volta avevano riposto aspettative e fiducia nella propria squadra per il raggiungimento dei playoff. Nulla da fare per i 400 e passa del “Francioni”, traditi e infuriati per lo scarso mordente messo in campo dai calciatori.

Questione di atteggiamento e di approccio? Può darsi. Il primo Avellino di Marcolin aveva puntato tutto sulla scossa emotiva del cambio di allenatore per fermare il Crotone. Con il Latina invece di carattere e temperamento nemmeno l’ombra. Eppure l’elemento caratteriale è l’unico che in questo momento può prendere per mano una squadra parcheggiata con le quattro frecce sul ciglio della strada. Tradotto: Marcolin ha ereditato dalla gestione Tesser una condizione fisica precaria e spera di ottenere progressi alle porte del tour de force in una settimana con Perugia, Trapani e Pro Vercelli.

Un’attenuante per Marcolin (e anche per i calciatori scoppiati al primo caldo stagionale)? Può darsi anche questo. Tuttavia l’allenatore biancoverde potrebbe rivedere qualcosa a livello tattico (principalmente nello sviluppo della fase di possesso) nell’attesa che i suoi uomini raggiungano un livello di condizione accettabile.

Castaldo, o la prima punta di turno, fatica a ricevere palloni e a rendersi pericoloso. Nel 4-3-3, o 4-3-2-1 che dir si voglia, di Marcolin i rifornimenti al terminale offensivo sono nulli. E non a caso l’Avellino ha costruito l’unica palla gol pulita in 180 minuti con uno schema su palla inattiva (il taglio di Insigne sull’imbucata di Paghera a Latina) grazie al contributo sui calci piazzati del vice di Marcolin, Pino Irrera.

Qualche accorgimento sarebbe necessario perché le pericolanti dal basso incalzano e la zona retrocessione ha rosicchiato altri due punti all’Avellino, riducendo il distacco a 7 punti. E il calendario non dà certo una mano ai lupi che nelle prossime tre partite affronteranno avversari in lotta per i playoff come Pescara, Perugia e Trapani.

L’Avellino dovrà assolutamente invertire il trend per tenere a debita distanza discorsi di classifica che solo a pensarci mettono i brividi. C’è una barca alla deriva da condurre in porto per salvare il salvabile.

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