L’analisi – Avellino, allarme rosso in difesa: c’era una volta una roccaforte casalinga

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Pirotecnico come lo spettacolo della Curva Sud a inizio partita, divertente come il circo per i bambini. Il 3-3 del “Partenio-Lombardi” tra Avellino e Brescia è stato una centrifuga di gol ed emozioni al cardiopalma, letteralmente impazzita nella prima parte della ripresa ed offerta ad un prezzo vantaggioso al botteghino. Proprio così: lo spettacolo non è valso il prezzo del biglietto, ma di più.

Il motivo di cotanta grazia agli occhi della platea della Serie B è tuttavia dolente per i due allenatori interessati, specialmente per Attilio Tesser che ha fatto di nuovo il pieno di gol subiti in casa. Sette quelli incassati negli ultimi 180 minuti sul terreno amico, quindici quelli globali da inizio stagione, in pratica due a partita.

Ciò che preoccupa della retroguardia biancoverde è la quantità industriale di errori individuali commessi indistintamente al centro e sulle fasce e probabilmente dovuti a peccati di deconcentrazione, di assenza momentanea dal contesto di gara. I fatti dimostrano che non è un problema di difesa a tre, a quattro o a cinque. Tesser le ha provate tutte ricevendo il più delle volte risposte deludenti.

Anche il Brescia ha incassato tre gol, ma lo ha fatto in quella che è la piena consapevolezza della filosofia di Boscaglia, ovvero attaccare con 6-7 uomini palla a terra, con il fraseggio stretto, ficcante e redditizio (otto reti nelle ultime tre giornate). Il che comporta la frequente esposizione alle ripartenze dell’avversario. Rischio calcolato.

L’Avellino invece ha incassato i colpi di Geijo e Kupisz a difesa schierata – aggravante non affatto trascurabile – con un’idea piuttosto aleatoria della diagonale difensiva. Per maggiori informazioni leggere le istruzioni per l’uso: come dilapidare la preziosa eredità della quarta migliore difesa casalinga della passata stagione.

Tralasciando il thriller difensivo, l’Avellino era atteso dalla prova del nove del centrocampo operaio di Livorno. I timori che l’assetto prettamente quantitativo potesse non pagare in casa, in una partita dove i lupi erano chiamati a comandare il gioco, si sono rivelati fondati. L’Avellino ha infatti privilegiato i lanci lunghi a scavalcare il centrocampo, principalmente nel primo tempo al termine del quale il divario nel possesso palla con gli avversari è stato considerevole, se non abissale. Meglio la ripresa con qualche chance costruita dalle corsie laterali. Il palo di Mokulu ha poi aggiunto la consueta dose di sfortuna.

Ma la fortuna, si sa, aiuta gli audaci e l’Avellino evidentemente ancora non lo è. Va in vantaggio due volte, si fa rimontare, poi reagisce ed infine rischia sia di vincere che di perdere (se Frattali non avesse risposto con il riflesso al Caracciolo meno famoso, al bar sport si starebbe probabilmente commentando un 2-4 assai vicino alla modalità Vicenza). Urge limitare il più possibile l’emorragia di reti subite, altrimenti la B ha insegnato che non si va molto lontano.

 

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