L’analisi – L’autostima del gruppo è in crescita: l’Avellino ora fiuta la svolta

0
191

Un punto guadagnato o due punti persi? La domanda è la stessa da tre giornate a questa parte che hanno fatto dell’Avellino una delle squadre più avvezze al pareggio dell’intero al campionato in cui soltanto il Vicenza ha raccolto più segni X, cinque, a fronte dei quattro biancoverdi. L’interrogativo, che oramai è diventato un ritornello, però rischia di rimanere fine a sé stesso. Nel torneo di B infatti il confine tra le due opzioni è assai labile alla luce del valore aggiunto che un pareggio può apportare in termine di continuità.

Se poi si considera il plusvalore generato da un pareggio ottenuto in casa di una delle pretendenti al salto di categoria diretto come lo Spezia, allora i conti tornano al di là della pareggite acuta che ha colpito la formazione di Attilio Tesser. Il punto di La Spezia è stato conquistato e sudato a denti stretti da un Avellino che ha saputo soffrire e al momento giusto colpire sfruttando un episodio su palla inattiva.

E’ la fotografia di un primo tempo di forte sofferenza sulle fasce dove le aquile Martic e Kvrzic da un lato e soprattutto Milos e Situm dall’altro hanno tenuto ritmi altissimi. Il 4-3-2-1 varato da Tesser non è riuscito a rintuzzare le scorribande sulle corsie laterali e allo stesso tempo, nella fase di possesso, ha creato pochi presupposti di pericolosità con Trotta troppo isolato, Insigne poco ispirato e Bastien per nulla pervenuto. Soltanto Frattali ha evitato che la propria squadra andasse sotto con un passivo addirittura pesante nella prima mezz’ora.

Il 5-3-1-1 proposto nella ripresa ha completamente ribaltato il copione. L’inserimento di Chiosa al posto di Insigne, con il conseguente passaggio al modulo di scorta, ha permesso all’Avellino di raggiungere due obiettivi: rafforzare la sfera di influenza mancina della difesa dove Visconti per tutto il primo tempo aveva mostrato notevoli carenze sulla stessa falsariga della gara col Brescia; incrementare il raggio d’azione degli esterni, in particolar modo lo stesso Visconti che si è proposto di frequente per andare al cross.

Avellino più protetto e meno rinunciatario, ma costretto a capitolare sulla replica quasi in fotocopia del vantaggio di Jidayi. Eppure Bastien e Gavazzi, rispettivamente prima e subito dopo lo squillo del pari di Nenè, hanno avuto le occasioni per regalare un successo che probabilmente non avrebbe reso merito ai numerosi tentativi dello Spezia, squadra che sviluppa una ragguardevole mole di gioco, costruisce occasioni da gol ma non le concretizza.

Alla fine dunque il pari va di lusso ad un Avellino che deve evitare certe amnesie difensive che costringono puntualmente Tesser a mutare l’assetto della retroguardia anche a partita in corso. Vuoi per la sofferenza sulle corsie laterali, vuoi per le difficoltà al centro, il tecnico veneto dopo nove giornate non è riuscito ad avere una difesa con quattro titolari capaci di fornire garanzie ferree in un contesto di reparto.

Difesa a parte però i lupi fiutano la svolta, l’uscita dal tunnel è vicina grazie alle due trasferte di Livorno e La Spezia che hanno certificato la capacità della squadra biancoverde di poter tenere testa a chiunque. Il bicchiere è mezzo vuoto sul piano dei risultati e mezzo pieno su quello delle prestazioni, ciò è innegabile. Urge allora una vittoria, l’unica risposta in grado di dissipare dubbi e interrogativi alimentati da una classifica certamente inattendibile dopo quasi un quarto di stagione, ma allo stesso tempo troppo brutta per essere vera.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here