“In merito all’applicazione della procedura relativa all’obbligo di registrazione all’anagrafe canina per definire la tracciabilità, in considerazione dei chiarimenti sull’applicabilità fattuale richiesti da cittadini e associazioni, è stata data indicazione agli uffici regionali di avviare un confronto con le parti interessate, per definire regole condivise nell’esclusivo interesse degli animali e dei loro proprietari, nell’ambito delle normative regionali, nazionali ed europee. Nelle more di tale confronto, è stata data l’indicazione di sospendere la procedura in atto”. Così la Regione Campania in una nota relativa alla Riforma dell’Anagrafe canina.
La sospensione è stata accolta con favore dalle associazioni animaliste. La Riforma dell’Anagrafe canina in Campania è entrata in vigore solo il 10 gennaio ma è stata subito ribattezzata “ammazza volontari” proprio per le difficoltà che ha creato a quanti, in maniera disinteressata, raccolgono cani abbandonanti.
In base alla nuova norma, adesso sospesa dalla Regione, se un privato cittadino si presentava dal veterinario privato con un cane per la microchippatura, doveva fornire la data di nascita della madre e se non ce l’aveva poteva avere il microchip ma sarebbe stato attivato un allert con successiva sanzione da parte dell’Asl, anche se si trattava di un cane randagio ritrovato da volontari o singola persona. Il fine della Riforma voleva essere quello di porre sotto controllo le “cucciolate private” ma aveva sin da subito creato seri problemi al mondo del volontariato, soprattutto costituito da singoli o piccoli gruppi che non fanno parte di associazioni strutturate.
Volontari animalisti, consiglieri regionali e gruppi consiliari nella giornata di venerdì avevano depositato una richiesta sulla questione al Presidente della Regione Vincenzo De Luca, poi è arrivato il provvedimento di sospensione, ora attendono la convocazione di un tavolo di discussione per la definizione di regole condivise con gli stakeholder di settore che ridisegni i contenuti della procedura.
Da registrare anche la petizione popolare che aveva avviato il Partito Animalista Italiano che aveva raccolto, in pochi giorni, 5mila firme.