Alto Calore, passano le modifiche allo statuto. Ma De Stefano avverte: “Ci aspettano mesi durissimi”

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Raffaello De Stefano

In una seduta cruciale per le sorti dell’ente, l’ultima assemblea dell’anno tra i soci dell’Alto Calore Servizi ci consegna la solita gazzarra tra sindaci degli opposti schieramenti e l’inarrestabile locomotiva De Stefano che continua ad andare per la propria strada, nonostante l’annus horribilis rievocato dallo stesso presidente.

Tra crisi dei contatori dello scorso inverno e guasti alle condotte in un’estate definita “terribile”, la priorità dell’ente di Corso Europa era di adeguare lo statuto societario alle indicazioni fornite dalla Riforma Madia attraverso modifiche che il presidente De Stefano ha illustrato velocemente ai membri dell’assemblea, sottolineando quanto gli adempimenti siano “necessari e indispensabili per far sopravvivere l’Alto Calore ai sensi della legge”. E quanto il tutto serva a rafforzare “la possibile candidatura di Alto Calore come società affidataria del servizio idrico integrato nell’ambito distrettuale Irpinia-Sannio”.

Le modifiche allo Statuto permettono, infatti, alla società a partecipazione pubblica di rafforzare il legame con il territorio e porsi come gestore provvisorio del servizio idrico nei 126 comuni soci. De Stefano ha sottolineato che gli sforzi prodotti fino ad ora hanno come obiettivo quello di rendere competitiva l’azienda nel settore del servizio idrico integrato così da garantirne la sopravvivenza. 

Un tour de force che ancora non si è concluso e che nell’anno venturo si prospetta ancora più terribile. Nonostante il voto unanime dell’assemblea, il Bilancio del 2016 si è chiuso con un passivo complessivo di 126,944 milioni di euro, cifra che certifica come la crisi dell’ente non sia mai finita e che di sicuro non fa tirare un sospiro di sollievo ai sindaci membri.

In particolare, il primo cittadino di Montella, Ferruccio Capone, ed il solito, agguerrito, Pasquale Giuditta hanno imbastito una dura contestazione verso l’operato di De Stefano, presentando una mozione per il rinvio dell’assemblea in cui si imputava al presidente la frettolosità della convocazione ed uno scarso approfondimento sulle modifiche dello statuto.

I due sindaci, inoltre, hanno posto l’attenzione sul mercato delle deleghe e sulla responsabilità che molti sindaci irpini declinano a favore di generici rappresentati di partito, lamentando che “di fronte al dramma dell’Alto Calore S.p.A., di fronte alla vita e alla morte di 350 dipendenti ed ai bilanci in crisi dei comuni soci, vedersi rappresentati da un usciere e mettergli in mano venti deleghe sia un atto antidemocratico e di grave irresponsabilità”, ha detto Capone. Mentre il sindaco di Summonte Giuditta ha chiosato: “Qui non si vuole prendere atto che la situazione non può andare avanti in questo modo. Si continuano a prendere in giro i cittadini, ma Alto calore di fatto è fallita”.